sabato 1 giugno 2019

Homunculus

Poche parole riescono a coniugare la scienza con il misticismo soprannaturale. Quando avviene, spesso si tratta di un prestito da una disciplina sorpassata a un'altra attuale. E la parola di oggi non fa eccezione.

Homunculus s.m. inv. 1. st. Essere simile a un piccolo uomo ma dotato di poteri sovrannaturali che, secondo gli antichi alchimisti, si sarebbe potuto creare per mezzo dell'alchimia. 2. med. Rappresentazione grafica schematizzata della distribuzione delle aree motorie e sensitive nella corteccia cerebrale.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero. 


Ti dirò la verità: non ho proprio idea se riuscirò o meno nell'impresa di inserire nella stessa storia l'uno e l'altro dei due significati del termine di oggi. Uno è molto semplice per me, dato che rappresenta il pane quotidiano di alcuni dei miei personaggi. L'altro... staremo a vedere.


Eravamo giunti a Timing in tempo per iscriverci alla sfida, ma dato che Jashira era stata l'ultima a farlo ci sarebbero voluti dei giorni prima che arrivasse il suo turno. Nel frattempo, rifocillati e riposati, giravamo per il mercato di Timing, ma non in cerca di souvenir.
– No, no, non questa chincaglieria di dieci anni fa – sbottò Jashira, gentile come al solito. – Quest'anno. Voglio vedere la roba che avete tirato su quest'anno.
"Provare per ultima ha i suoi vantaggi", mi aveva detto Jashy, orgogliosa come se arrivare tardi fosse parte del suo piano. "A nessuno viene in mente di cercare indizi tra i reperti rinvenuti assieme all'oggetto della sfida. Noi abbiamo tutto il tempo."
E così eravamo finiti a girare tra gli scarti, non potendo dare un'occhiata ai pezzi da museo non ancora catalogati. Ma cocci e punte di frecce non erano granché come indizio.
Finché, nel banchetto piû sgangherato alla periferia dell'oasi, non trovammo quelle due cose.
Una era una testa di terracotta quasi intatta, con una figura umana allungata e deformata tra i simboli dipinti sul cranio. Jashy mi spiegò che era un homunculus, una credenza degli antichi secondo cui avevamo tutti un omino nella testa, e non lo degnò di una seconda occhiata. L'altro era una bambolina di legno a cui mancava un braccio e una gamba. A parte i glifi magici, assenti nel giocattolo rotto, sembrava la copia di uno degli artefatti della sfida.
Mentre Jashira esaminava concentrata il pupazzetto, tentando ogni incantesimo a sua disposizione, io mi trastullavo con la testa dipinta. – Ehi, Jashy... il mio omino mi dice che mi sto annoiando – bofonchiai, mostrandole quel lato della testa.
Jashy la respinse con una mano. – Lasciami in pace...
S'interruppe prima di riuscire a inventare un insulto. L'omino di legno si era alzato a sedere.
– Holy, sono un genio! Lo sapevo che portarti con me non era uno spreco di provviste, che mi saresti servito a qualcosa. L'oggetto della sfida... è un homunculus!

Nessun commento:

Posta un commento