sabato 22 giugno 2019

Mellifluo

Come accaduto con Salmodia, anche per questa parola a un significato positivo se ne è affiancato un altro, simile ma con connotati negativi. E, con il tempo, si può dire che sia arrivato a soppiantare quello originario, tanto che il secondo è molto più noto (e usato) del primo.

Mellifluo [mel-lì-fluo] agg. 1. lett. Da cui fluisce il miele ~fig. che stilla, emana dolcezza. 2. fig. Che esprime gentilezza affettata, manierata; sdolcinato; falsamente dolce e cortese.

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Il termine deriva dalle parole latine "miele" e "colare", ed era inevitabile quindi che a ispirarmi il racconto di oggi fosse il miele. Come al solito, volevo inserire entrambi i significati del termine, ma non è semplice dato che sono così simili. Non sono del tutto soddisfatta del risultato, ma... lascio giudicare a te.


Flora posò il barattolo aperto sul pavimento del tendone. Era una vecchia diceria, quella che il miele potesse placare la bestia che si accingeva a invitare, ma tanto valeva usare tutti i mezzi a sua disposizione.
Seduta a gambe incrociate, Flora prese un respiro profondo. Non occorreva molto, a una donna della sua famiglia, per evocare una delle Potenze. Nessun ingrediente, nessun rituale. Solo la volontà e l'immaginazione.
Per potergli parlare, occorreva dargli una forma umana. E Flora ne voleva una debole, una che non potesse farle del male. Fissando il barattolo di miele, Flora rammentò il primo con cui aveva condiviso una fetta di pane con su una goccia d'ambra dolcissima: la sua promessa non mantenuta. Si concentrò su quel pomeriggio di tanti anni prima.
– Da quanto tempo, amica mia.
Flora trasalì nel sentire una voce che le era nota. Le parole di un adulto contrastavano in maniera sconcertante con il timbro infantile. Flora si girò e si ritrovò di fronte gli occhi di Natiel, il volto di Natiel, le mani di Natiel, i piedi nudi di Natiel, la maglietta e i pantaloncini corti di Natiel.
Il ragazzo che lei non aveva sposato.
Ma quello non era Natiel, era Maipe. Flora deglutì. Forse non era stata una buona idea dargli quella forma.
– Non giocare con me – ribatté in tono severo. – Come se non ti avessi visto gironzolare attorno a mia figlia.
L'idea di Tamesi era di ammansirlo e convincerlo a rinunciare alla sua segnata; ma con la vita di Mayaselena in pericolo, Flora non riusciva a farsi melliflua. In quella stanza, lei era la tigre, ed era quella consapevolezza a sostenerla.
– Ah, ma giocavamo sempre insieme, noi due. Te ne sei dimenticata? – mormorò Maipe, con una falsa dolcezza melliflua nella voce di ragazzo. – Non vale a molto la memoria umana, se cambia gli eventi a suo piacimento. Per uno di noi, invece, nessun segno si può cancellare.
Flora si alzò e strinse i pugni. Non gli avrebbe permesso di prendere sua figlia. Anche a costo di offrire in cambio sé stessa.

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