sabato 5 novembre 2022

Eremo

Eremo [è-re-mo] lett. ermo s.m. 1. Luogo solitario dove si ritirano gli eremiti; convento dei monaci camaldolesi. 2. estens. Dimora tranquilla e isolata, stanza appartata in cui si può rimanere soli.

Etimologia: dal tardo latino erēmus, a sua volta derivato dal greco érēmos, "solitario, deserto".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Dettaglio da una foto di Manuel Torres Garcia da Pexels


La casa della Fratellanza, ai margini del centro cittadino, non poteva essere definita propriamente un eremo; tuttavia, per come la gente di città la evitava, per come cercava di ignorare i suoi abitanti le rare volte che uscivano, per come fingeva che nemmeno esistesse, la casa della Fratellanza poteva benissimo essere situata in cima a una montagna.
A me era stato insegnato di non badare a loro, di non degnare di un'occhiata quei folli che credevano a una fantasia e veneravano gli alberi come se fossero Dei. Per la mia famiglia, gli alberi erano servi, e valevano fin tanto che potevano dare un raccolto abbondante, dopodiché erano buoni solo come legna da ardere.
Mio padre, mia madre, i miei fratelli e sorelle non sapevano che fossi più simile a quei folli di quanto io stesso volessi ammettere. C'era un ulivo nel campo della mia famiglia che per me era speciale, diverso dagli altri. Sentivo il calore del sole due volte su di me quando gli passavo accanto, e se lo toccavo, era come toccare la mia stessa pelle. Erano sensazioni bizzarre che io cercai con ogni mezzo di allontanare da me, ma invano.
Non ne parlai e proseguii la mia vita come sembrava dovesse essere. Mi fidanzai con una ragazza di campagna. Ma quando passavamo in fretta oltre la casa della Fratellanza, io la guardavo cercando di indovinare come si vivesse all'interno di quelle mura.
Non dirò di come difesi il mio ulivo dalla scure di mio padre. Fu doloroso, in ogni senso possibile, dire addio alla mia vecchia vita. Di fronte alla casa della Fratellanza dissi addio anche a lei, la mia promessa sposa, che mi era rimasta accanto a dispetto delle mie stranezze.
– Ma è una setta, Castai! – protestò. – Non dirmi che vuoi andarti a chiudere in quell'eremo, gettare la chiave e non uscirne mai più!
Non era ciò che volevo fare. Ma non sapevo chi ero, avevo bisogno di capire e loro mi potevano aiutare. Non riuscii a spiegarglielo, la lasciai soltanto indietro, e questo è uno dei miei più grandi rimpianti.

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