lunedì 7 novembre 2022

Noi siamo i buoni?


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Foto di Fariborz MP da Pexels


Non aveva voluto dirmi il suo nome. Pensavo che me lo dovesse, dal momento che ero andato lì per salvarla, anche se alla fine era stata lei a salvare me. Disse che avrei dovuto accontentarmi di conoscerla come "La Sentinella".
– Si può sapere che razza di follia ti ha convinto a correre incontro a un ciclope?
All'agitarsi delle sue braccia, al suo mormorio in quella che pareva una lingua straniera, le tracce del mostro bruciato svanivano e le crepe nelle colonne della Stazione Centrale si riempivano di una materia brillante, liquida, che infine si solidificava e si scuriva, riparando il danno.
Le confessai con una punta di vergogna il mio sogno, e come lo avessi male interpretato, ma invece di deridermi, lei mi guardò con rinnovato rispetto.
– Tu sei il Sognatore. Ti stavamo aspettando. Vieni con me, devi incontrare il Sapiente.

Dai nomi che si davano, immaginavo di doverla seguire in qualche antro oscuro fuori città, e invece lei parcheggiò l'auto nei pressi dell'aeroporto.
– Più lontano di quanto mi aspettassi, questo Sapiente – commentai in tono blando. Il viavai di gente che ci incrociava, ci superava, ci seguiva nelle ampie sale colme d'echi dell'aeroporto mi rendeva nervoso, forse perché era troppo fresca nella mia memoria la fuga della folla alla Stazione Centrale, quando era apparso il mostro.
La donna che mi precedeva fermò le sue ampie falcate accanto a una fila di sedie nella sala d'attesa.
– È qui.
Seguii il suo sguardo verso un fagotto di cenci neri, che pareva la coperta di un vagabondo addormentato sulle sedie.
– Alzati, Sapiente. Ti ho portato il Sognatore.
La coltre si mosse, e da essa emerse un uomo dai lunghi capelli e i folti baffi neri.

– Ah. Gli spiriti ci hanno detto che saresti arrivato.
Il suo sguardo magnetico mi inchiodò sul posto. Il Sapiente, abbigliato in una lunga tunica nera, agitò un bastone adorno di stoffe aggrovigliate e file di perline, e mormorò una melodia sottovoce. Era una visione così bizzarra tra le pareti lucide e le vetrate della sala d'attesa, eppure nessuno dei passeggeri che si trascinavano dietro i trolley richiamati dalla voce distorta che annunciava i voli in partenza dal soffitto sembrava fare caso a noi. Lo chiesi alla donna, la Sentinella.
– Non ci vedono, se non vogliamo essere visti.
La faccenda era sempre più bizzarra.
– Sì, ma perché proprio un aeroporto?
Questa volta fu il Sapiente a rispondermi, interrompendo la cantilena.
– Gli spiriti si affollano nei crocevia. E questo è il più grande di tutti.
Riprese ad agitare il bastone, facendo schioccare le catenelle di perline nella mia direzione. Il suo modo di porsi, di adocchiarmi come un lupo famelico aveva qualcosa di sinistro, che mi ricordò un sacerdote vudù.
Da qualche parte un bambino si mise a piangere e a strillare in modo insistente, fastidioso. Lo cercai con gli occhi mentre il Sapiente inframmezzava la sua melodia di sì ripetuti, e affermava infine: – Gli spiriti hanno parlato. Lui è il Sognatore. Il suo potere ci serve.

Che alcuni dei miei sogni si avveravano lo avevo sempre saputo, ma di avere un posto per questo motivo in una specie di società segreta che combatteva creature mostruose e usava ridicoli soprannomi che iniziavano tutti con la lettera esse, non l'avrei mai immaginato. Proprio come non immaginavo, nel ricaricare la pistola in auto lungo il tragitto fin qui, che l'avrei usata così presto.
Avevo appena individuato il moccioso urlante quando sentii le parole del Sapiente.
– Noi interroghiamo gli spiriti, li preghiamo che ci parlino dei mostri, ma essi non sempre rispondono. Il tuo potere, invece, non dipende dai capricci di nessuno. Avere tutte le risposte, solo dormendo...
Volevo spiegargli che non era così semplice, ma la voce metallica che annunciava un volo in ritardo mi distrasse. Non lo vidi venire verso di me con un coltello in mano e il bastone alzato.
– Noi lo vogliamo!
Allarmato dal suo grido, indietreggiai, estrassi la pistola e sparai.
Le persone che affollavano la sala d'attesa non batterono ciglio al rumore dello sparo, né alla vista del corpo del Sapiente che crollava a terra. Non interruppero nemmeno le conversazioni, il chiacchiericcio proseguì monotono, sovrastato a tratti dagli annunci degli altoparlanti. Solo il bambino smise di piangere, e a quella benedizione il mio sollievo fu enorme.
Era vero che non ci vedevano.
La Sentinella si mosse verso il mucchio di cenci che era stato il Sapiente e pronunciò la formula e mosse le mani per consumare con fiamme fredde il suo corpo così come aveva aveva fatto con i resti del mostro. Non una parola sul suo compagno caduto.
– Ora sei tu la mia guida, Sognatore. Devi avvisarmi quando vedi uno di loro, dirmi dove attaccherà il mostro.
Era stato facile, immediato per lei sostituirlo con me nei suoi piani.
Quanto a me, era stato fin troppo semplice ucciderlo, e non provavo rimorso. La missione di cui la Sentinella mi stava mettendo al corrente sembrava guidata da nobili intenti, ma l'indifferenza che provavo per la morte del Sapiente, il suo attacco allo scopo di appropriarsi del mio dono, e l'impassibilità della Sentinella che con tutti i suoi poteri non era intervenuta a fermarci, mi riempivano di dubbi.
– Ho una sola domanda – le dissi infine, arrendendomi al compito che avevo ereditato. – Noi siamo i buoni?

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