sabato 7 luglio 2018

Corroborante

Può esserlo il caffè di mattina, uno spuntino quando si ha fame, una chiacchierata con un amico, un po' di sano esercizio, una doccia alla giusta temperatura, una lunga dormita. Può esserlo questo e tanto altro.

Corroborante [cor-ro-bo-ràn-te] agg., s. 1. agg. Che corrobora e quindi rinvigorisce e tonifica il corpo e, in senso figurato, la mente. 2. s.m. Cibo, bevanda, specialmente liquore, che rinfranca, che dà tono. Cordiale.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Tirachard Kumtanom from Pexels


Ero lì a sfogliare le parole per questa sezione del blog, e per quanto interessanti nessuna mi convinceva appieno, quando mi sono imbattuta in questa qui. E ho capito subito che era quella giusta. Comprendere per quale storia e quali personaggi usarla è stato un altro paio di maniche...


Eravamo bloccati sotto la montagna. Quella che doveva essere la salvezza era diventata una prigione. Senza cibo né acqua, sapevamo di essere condannati. I più forti di noi, quelli che ancora ce la facevano, partivano a intervalli regolari per esplorare i cunicoli in ricerca di un'uscita, ma tornavano sempre con cattive notizie. Ogni galleria terminava in un vicolo cieco, in una voragine o in un passaggio tanto stretto che sarebbe stato impossibile infilarcisi dentro.
Mi ero ormai rassegnato a spegnermi lentamente, e come me molti altri. Sdraiato sulla roccia fredda, fissavo l'oscurità aggrappata alla volta della grotta, lì dove la luce non giungeva. Ironia della sorte, le lampade erano durate più dei nostri viveri.
Ascoltavo il respiro degli altri, cercando di non chiedermi quale sarebbe stato il primo a tacere, quando udii i passi rapidi, di corsa, rimbombare tra le pareti di pietra.
Non potevano essere i nostri.
Eppure... un gruppo di soccorso dall'esterno? Era una fantasia in cui non osavo più indulgere.
Le voci che dicevano di iniziare dai più deboli mi erano note. Qualcuno mi passò un braccio sotto le spalle e mi sollevò a sedere con una forza che nessuno di noi aveva più. Sentii in bocca un sorso di liquido fresco. Sembrava acqua, e già così era corroborante per la mia gola assetata. Ma quando la inghiottii, scivolò giù liscia come seta, dolce come miele, a riempirmi fino alla punta delle dita. La forza tornò nel mio corpo e non avevo più fame né sete, ma non come se mi fossi appena saziato: fu, piuttosto, come se il tempo regredisse a quando ancora non conoscevo la prostrazione che mi aveva costretto a giacere immobile in attesa della morte. Sotto l'effetto di quel corroborante la mia testa si schiarì, i miei pensieri trovarono un ordine che non avevano mai avuto, e capii ciò che andava oltre la comprensione razionale: avevamo trovato l'Acqua della Vita, la fonte dell'eterna giovinezza, una leggenda.
Ancora non sapevamo a quale prezzo ne stavamo bevendo.

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