giovedì 19 luglio 2018

In fuga dall'incubo

(racconto ispirato alla Sfida numero 1. Ho scelto ancora il livello difficile. Stavolta ho superato solo di poco i dieci minuti, ho scritto una scena al cardiopalma ma... per la fretta, ho dimenticato di inserire una delle parole del sabato nel racconto!)


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.



– Corri! – era stato il grido, e loro avevano iniziato a correre.
I passi di Vera erano rapidi, ma la distorsione dimensionale lo era di più, e macinava metro dopo metro riducendo le distanze. Vera non la vedeva, ma la sentiva avvicinarsi sempre di più con l'aumentare della pressione alla base del collo che fin dall'inizio l'aveva avvertita del pericolo. La sentiva ancora, tra i battiti del suo cuore che le rimbombava nelle orecchie e il ritmo dei loro passi. Al suo fianco, quelli di Eleny si fecero irregolari un attimo prima che l'infermiera inciampasse e cadesse a terra. Vera si fermò e si voltò indietro, ma il dottor Eastfield l'afferrò per un braccio e la trascinò in avanti, costringendola a rincorrere Adam, che non aveva rallentato un solo istante.
– Non puoi aiutarla, andiamo! – urlò lo scienziato.
Vera strinse gli occhi e i denti quando si levò l'urlo agghiacciante dell'infermiera stritolata dalla distorsione dimensionale. Continuò ad ascoltare finché la voce non si ridusse a un rantolo e sparì.
– Potevo farcela – mormorò a Eastfield. – Potevo salvarla.
Il dottor Eastfield scosse la testa. – Sei troppo importante, non possiamo perderti.
Adam sparì in un corridoio laterale. Vera e il dottor Eastfield lo seguirono, solo per ritrovarsi bloccati da una porta chiusa qualche centinaio di metri più avanti.
– Siamo in trappola! – esalò il dottor Eastfield.
– No, ho già usato questo trucco – rivelò Adam. – Non so perché, ma una porta blindata come questa può bloccare una cosa come quella che ci insegue adesso.
– Non ci sta inseguendo... – provò a correggerlo il dottor Eastfield, ma Adam gli indicò spazientito il rilevatore accanto alla porta.
– Dottore! – urlò, mentre il corridoio che avevano imboccato cominciava a deformarsi in un cunicolo stretto e contorto, da incubo.
Robert Eastfield passò il tesserino sul rilevatore.
La porta rimase chiusa.
Adam emise un urlo rabbioso e sparò contro la serratura.
La porta rimase chiusa.
– Sbrigatevi, si avvicina! – gridò Vera, che guardava impotente l'onda dimensionale corrodere le strutture candide e ordinate del corridoio per consegnarle a un caos letale.
Adam prendeva a calci la porta e lo scienziato provò e riprovò a passare il tesserino sul rilevatore.
Ma era tutto inutile.
La porta non si apriva.
– Moriremo qui – constatò Vera, stremata. La pressione alla base del collo si era fatta insopportabile, come se qualcuno avesse spinto una sfera di piombo dentro al suo corpo.
La porta si aprì.
Dallo spiraglio una creaturina blu, alta quanto un bambino di dieci anni e dalla stessa forma, li osservava con occhi grandi e scuri in un volto privo di labbra.
Adam puntò la pistola.
– No! Non sparare, ci sta salvando! – intervenne Robert Eastfield. – Venite, presto!
I tre umani oltrepassarono la soglia. Richiusero assieme la porta e pregarono che Adam avesse ragione.

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