sabato 28 luglio 2018

Forra

Questa è un'altra di quelle parole specifiche per una determinata ambientazione ma adatta per racconti di qualunque genere, dallo storico, al fantasy, al post-apocalittico...

Forra [fór-ra] s.f. geogr. Gola stretta tra pareti rocciose ripide.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Viktor Vincej from Pexels


Per questo brano ho ripreso i personaggi di Uadi. È passato qualche anno, sono cresciuti (ma non così tanto), e le pareti di roccia continuano a essere la loro fonte di guai.


– Maa! – invocò la voce lamentosa di Hilo. È mio fratello, o almeno credo: in questo mondo, sono le certezze che ti fregano. Perciò avevo deciso che era meglio dubitare, soprattutto di ciò che sembrava troppo bello per essere vero. Come del fatto che un adulto prima o poi sarebbe rimasto con noi, che non ci avrebbe abbandonato e non sarebbe morto come la mamma e gli altri. – Maa! – ripeté Hilo. Sbuffai.
Pigiata tra le pareti della forra, urlai: – Sto bene! – Avevo solo qualche graffio. Io e Hilo avevamo visto di peggio.
Faticai nel recuperare il pupazzo che era scivolato con me. Lo aveva fatto Josef, uno di quelli che erano rimasti per un po'. Hilo diceva che era un coniglio, ma io non ero certa che gli assomigliasse molto.
Mi alzai. I graffi sulle ginocchia bruciarono. In alto, scorsi il visino di Hilo.
– Sta' lontano dal bordo! – gridai. Non volevo che finisse anche lui in quella trappola.
Le pareti della forra non erano alte. Abbastanza vicine da poterle scalare, puntellandosi all'una e all'altra. Ma giunti alla sommità la distanza aumentava, e avevo già constatato come la roccia friabile si sbriciolasse tra le dita.
Ero caduta bene la prima volta. Se ci fosse stata una seconda, sapevo di non poter essere così fortunata.
Guardai a destra. Da quella parte la forra sembrava proseguire all'infinito, con le pareti di roccia che si facevano sempre più strette.
Guardai a sinistra. Una curva nascondeva il percorso, che però sembrava in salita.
– Maarit? – chiamò Hilo. La paura gli incrinava la voce.
– Sì, sono ancora qui! – risposi, e cominciai a strisciare verso la curva. Non sapevo quanto a lungo avrei dovuto camminare per trovare il modo di risalire, e non potevo lasciare Hilo da solo. Mi venne un'idea. – Hilo, segui la mia voce! Non troppo vicino al bordo, ma seguimi, fa il bravo bambino... E parlami, fammi sentire che ci sei, capito, Hilo?
Era molto rumoroso, ma era l'unico modo che avevamo per tenerci in contatto. L'ultima cosa che volevo era che qualcun altro ci sentisse.

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