sabato 21 luglio 2018

Evanescente

Splendida parola quella di stasera, musicale, e non solo perché mi ricorda il nome di una band che mi piace!

Evanescente [e-va-ne-scèn-te] agg. 1. Che si dilegua a poco a poco. Tenue, impercettibile; in senso figurato, inconsistente. 2. ling. Di vocale o di consonante dal suono indistinto.


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Le idee per evanescente erano due: una persona, immaginaria o reale ma per qualche motivo non del tutto visibile, e un intero mondo parallelo, intravisto appena in una condizione particolare, forse tra la nebbia o per un istante all'alba. Quando mi è venuta in mente la prima frase, ho subito capito quale delle due idee avrei scritto.


Avete mai inseguito un fantasma?
Io si. Ed è un'esperienza che non vi consiglio.
Tutto è iniziato quando sono morto...
No, aspettate. Troppo indietro. Ricominciamo.
Tutto è iniziato quando Chiara è morta. Non chiedete come, non è importante. È una storia lunga, che ho raccontato troppe volte.
Questa è la parte che non ho raccontato. Quella di cui mi vergogno, perché non ci faccio una bella figura.
Non che il mio coinvolgimento nella sua morte sia nato da una gran bella pensata. Lasciare in giro la Falce, a portata di mano di uno di questi fragili, curiosi bambini umani! Ma andiamo!
A mia discolpa, ero un novellino. Con pochi mesi di esperienza nel settore. Qualche centinaio d'anni più tardi, posso affermare di aver imparato.
Ma tornando al fantasma. Se non lo avete indovinato, vi dico che era quello di Chiara. E io, un Mietitore affranto che ancora cercava un contatto con ciò che aveva amato.
Lei sembrava proprio Chiara. Parlava come Chiara. Rideva come Chiara. Ballava da sola, e canticchiava come Chiara. Non fosse stata evanescente come una bolla di sapone, avrei potuto scambiarla per Chiara.
Ah, c'era un'altra differenza. Tutto questo, il fantasma lo faceva da solo. Senza rispondere. Senza guardarmi.
Era come un video registrato. Un video bellissimo, realistico e tridimensionale.
Ma pur sempre un video.
La prima volta la vidi nella sua camera. Per un solo istante. Il suo corpo era ancora caldo.
Tornai.
Ogni.
Singola.
Notte.
Finché non riapparve.
Cercai di abbracciarla.
Com'era prevedibile, finii sul pavimento. Con lei che mi ballava sopra.
La terza volta correva per casa.
La inseguii. La sua figura evanescente attraversò una parete.
E io dietro. Andai a sbattere. Prima di ricordarmi che potevo farlo anch'io.
Roba da Mietitore.
Soffocai il desiderio di toccarla che mi rendeva tangibile. Mi lanciai oltre il muro. Non avevo calcolato che la parete era quella esterna, e che il suo appartamento non era al piano terra.
Precipitare non è quasi mai una bella esperienza.
Fortuna che ero già morto.

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