sabato 26 giugno 2021

Ammennicolo

Ammennicolo [am-men-nì-co-lo] s.m. Accessorio di scarsa importanza.

Etimologia: dal latino adminiculum, "sostegno", composto dalla particella ad, "a" e dalla radice min, "sostegno per piante, paletto". Secondo altri sarebbe composto invece da manus, "mano", nel senso di "appoggio".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by cottonbro from Pexels


Avevo tenuto la sua stanza come un santuario: un luogo immutato, inviolabile, sacro. A volte entravo e mi sedevo in un angolo a piangere, circondata dagli ammennicoli che Karin aveva raccolto. Soprammobili da pochi soldi, peluche, orpelli pacchiani da turista che aveva collezionato per riempire il vuoto della sua vita, quel grande punto interrogativo che era il suo passato. Il suo presente era diventato uno altrettanto grande.
Erano tutti convinti che fosse morta. Anche gli agenti che si occupavano del caso mi dicevano di non farmi illusioni. Lo dicevano senza mezzi termini, tanto io ero solo la sua coinquilina. A me sembrava che avessero smesso di cercarla, perché a dispetto della sua effimera fama, lei non aveva famiglia, non era nessuno. Ritrovarla non importava nemmeno ai discografici che avevano inciso quell'unico brano: perché avrebbero dovuto, se il mistero attorno alla sua scomparsa non faceva che aumentare le vendite?
E così ero rimasta la sola a sperare nel suo ritorno. Io, e quel suo ragazzo. Probabilmente. Non avevo avuto il coraggio di andare a cercarlo dopo quella notte, e le notizie che lo davano per vivo mi lasciavano indifferente.
Buona parte dello stipendio la spendevo per un investigatore privato. Non era Sherlock Holmes, ma era il meglio che mi potessi permettere. Non avrei smesso di cercare la mia bambolina dall'ugola d'oro. Buffo. L'unica donna che non ero riuscita a portarmi a letto, era anche l'unica che volevo nella mia vita.
Quando Virginia Blake della VB Cosmetics fece quell'annuncio e la presentò al mondo per ciò che realmente era, io non volevo crederci. Pensai a uno scherzo, a una trovata pubblicitaria. Ma era tutto vero.
Karin non era una persona. Era un robot, una... cosa.
Allora buttai all'aria la sua stanza, raccolsi i suo ammennicoli negli scatoloni e li gettai nel cassonetto, nel vicolo da dove lei era arrivata.
Qualche giorno dopo ricevetti la notizia dello sfratto e cercai di recuperarli per venderli, ma era ormai troppo tardi.

Nessun commento:

Posta un commento