giovedì 17 giugno 2021

Il segreto del quadro

Avendo una storia che ruota attorno alla bibliotecaria, o per meglio dire, alle bibliotecarie che si occupano di una collezione di libri speciali, era ovvio che più di un racconto che ho scritto per il blog fosse ambientato in quella particolarissima biblioteca, o in una più piccola e comune all'interno di un edificio scolastico che è il luogo di lavoro "mondano" di una delle due. Quanto ad altri luoghi della cultura ho pochissimo, giusto un museo e una collezione privata di statue. Se ti va di leggerli, li trovi qui:


Come Alice (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/01/come-alice.html)
Tralignare (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/03/tralignare.html)
Vivienne e La Biblioteca (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/02/vivienne-e-la-biblioteca.html)
Le conseguenze (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/le-conseguenze.html)
La maledizione del cuore infranto (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/la-maledizione-del-cuore-infranto.html)
Parenti al museo (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/05/parenti-al-museo.html)


Manca una galleria o una mostra d'arte tra i miei racconti, perciò mi sono focalizzata su una storia ambientata in quel luogo. Per scriverla ho usato come tappeto sonoro Modern Art Gallery Ambience Sound (https://www.youtube.com/watch?v=gZcixfv7Y_0&t=792s) di SCAHN Video.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Una Laurencic da Pexels


Ero seduta da ore su quel divanetto a fissare un singolo dipinto. La gente che affollava la sala mi passava accanto, commentava i quadri o parlottava del più e del meno, e ogni tanto qualcuno scattava una foto o due con il cellulare, nonostante i cartelloni che lo vietavano stampati a grandi lettere in più lingue in ogni sala. Prima o poi, qualcuno si sarebbe fermato a scattare una foto anche a me, pensai, considerandomi un'installazione della mostra, magari una statua di cera: "la donna che guardava i quadri". I ragazzini scappati al controllo dei genitori correvano avanti, e ogni tanto qualcuno si sedeva accanto a me e occhieggiava le stesse figure che io stavo osservando così attentamente, curioso di scoprire come mai mi affascinassero tanto. Ma non avevano la mia pazienza, e subito si alzavano e scappavano via, prima di poter carpire il segreto che per me era così evidente.
Il quadro non era mai lo stesso.
Le differenze erano sottili, e sarebbero sfuggite anche a un osservatore che si fosse attardato un istante di più rispetto ai turisti frettolosi in cerca di opere ben più rinomate di questa. Ma dopo un appostamento durato ore, io potevo dirlo con certezza. Alcune figure che all'inizio erano di spalle, nel corso del tempo si erano girate fino a essermi di fronte. Altre si erano sedute, o alzate; i personaggi più defilati erano gradualmente spariti dalla scena, sostituiti da altri. Mi domandavo come mai nessun altro lo avesse notato. Insomma, come minimo dovevano esserci delle foto di quel quadro, scattate tempo addietro, che con il trascorrere dei mesi avrebbero rivelato un mutamento ben più evidente di quello che avevo osservato io in poche ore; un cambiamento così marcato da non poter nemmeno più essere considerato lo stesso quadro. Capivo che la particolarità unica al mondo di questo dipinto fosse potuta sfuggire ai contemporanei del pittore, che non avevano mezzi per fissare per sempre un istante nel tempo, ma oggi... o stavo impazzendo io, cosa del tutto probabile, perché i quadri, da che mondo e mondo, una volta finiti non cambiavano... o davvero tutta questa gente che si aggirava per la mostra in un brusio bisbigliante e rintocco di tacchi, che dedicava a ogni opera d'arte meno del tempo che avrebbe occupato per una foto sui social o un video sul cellulare, aveva del tutto disimparato a osservare.
Non mi capacitavo di come nessuno a parte me, nemmeno gli esperti d'arte che dovevano aver scrutato attentamente ogni pezzo dell'esposizione, avesse mai notato nulla di strano. E se fossi stata l'unica al mondo a cui il dipinto non si vergognava di mostrare il suo segreto? No, il suo muoversi cauto, esasperatamente lento, non si era arrestato nemmeno di fronte al passaggio di una comitiva di studenti accompagnati dalla guida, che si era preoccupata di più di dare un'infarinatura generale sul periodo storico e sugli stili predominanti che non di commentare i dettagli delle opere effettivamente presenti e il loro significato.
Forse non ero una prescelta dal quadro, forse nemmeno sapeva di essere osservato, di essere stato scoperto. Eppure, per il fatto di essere la sola ad averlo compreso, nel corso di quel pomeriggio che volgeva ormai alla sera, era cresciuto in me il desiderio di averlo per poter continuare a osservare quello spettacolo al rallentatore. Avevo chiesto a una ragazza dello staff della mostra, venuta a sincerarsi che stessi bene: i quadri provenivano da musei e gallerie di tutto il mondo, e nessuno di loro era in vendita.
Avrei dovuto cercare di ottenerlo in un modo molto meno convenzionale.
Per fortuna sapevo già chi ingaggiare per l'acquisizione, e sapevo anche come far in modo che, una volta entrato in mio possesso, restasse mio: mi bastava tenerlo nascosto abbastanza a lungo, fino al giorno in cui fosse cambiato così tanto che nessuno avrebbe mai potuto riconoscerlo.

Nessun commento:

Posta un commento