lunedì 16 agosto 2021

Consolazione


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Non so perché Antares l'abbia condotta da me. La donna non ha niente che non vada, posso avvertirlo anche senza toccare le sue mani dallo smalto turchese, che si sfregano strette l'una all'altra. Fuori dal caravan, il cielo brontola e borbotta, crepita ed esplode senza sosta, coprendo il tintinnio lieve delle mie catene mentre le afferro una mano con le mie dita pallide.
– Racconta – è l'unica cosa che mi sento di dirle.
Mia madre si era rivolta a Madame Lu solo dopo che tutti gli altri avevano fallito. C'era sempre un prezzo da pagare per avere l'aiuto di quella che in molti definivano una strega, e non si trattava del denaro che pure lei richiedeva. Ma quando ogni medico mi aveva studiato e sentenziato che non c'era una cura, mia madre si scoprì disposta a pagare qualunque prezzo. Così la vecchia Madame Lu ci aveva fatte accomodare nella sua cucina, aveva agitato un pendolo di fronte a me, mi aveva osservato ben bene le mani, e aveva bruciato un fascio d'erbe il cui fumo mi aveva fatto starnutire. E, alla fine, aveva detto le stesse parole che io, oggi, sono costretta a pronunciare di fronte a questa madre.
– Sono spiacente, ma la condizione di tua figlia non può cambiare.
La donna scoppia in lacrime e scosta con un gesto rabbioso la mia mano. Fuori i tuoni e i lampi si susseguono, il temporale si avvicina ma non si decide a piovere. Peccato. Amo il suono della pioggia sul tetto del mio caravan, mi pare quasi di poterla sentire di nuovo sulla pelle. Mi alzo, prendo da uno stipetto un po' d'olio di lavanda e ne faccio colare qualche goccia nell'acqua del pentolino. Il profumo che si diffonde nel caravan ha il potere di calmarmi all'istante, e mentre torno a sedermi mi auguro che il suo effetto sia così rapido anche per la mia ospite. Non smette di singhiozzare, ma sento il suo respiro che rallenta, e anche il lieve russare della bambina nella cesta accanto a lei si fa più lento.
La donna si asciuga le lacrime, trascina la cesta sulle ginocchia e afferma: – Lo sapevo che era una perdita di tempo. Non mi puoi aiutare.
Mi alzo in piedi di scatto, strappando gemiti metallici alle catene. – Non ho detto questo.
Mia madre non aveva più alcuna fiducia in Madame Lu, ed era stata pronta a trascinarmi fuori di casa sua, quando le parole dell'anziana riaccesero una tenue scintilla di speranza. Non ero nata in quella maniera, mia madre glielo aveva spiegato. Capelli neri, occhi scuri, e una predilezione per i giochi all'aria aperta. Solo negli ultimi mesi i miei capelli erano sbiaditi, il sole aveva iniziato a scottare la mia pelle sempre più pallida, e i miei occhi avevano attraversato le sfumature del verde e dell'azzurro. Non riuscivo più a vedere bene nella luce del giorno.
– Non posso restituirle la vita che aveva. Ma posso insegnarle un'altra vita, posso darle tutto ciò che so per consolarla di quanto ha perso.
È stato così che sono diventata la guaritrice in catene. Il cielo era squassato dal rombo dei tuoni come oggi, la notte in cui mia madre mi lasciò nelle mani di Madame Lu. Lei m'incatenò in una stanza buia per evitare che all'alba fuggissi verso un sole sempre più mortale.
– Va bene. Io... io l'affido a te. Tornerò a trovarla.
Mentre la donna mi spinge tra le mani la cesta e ci volta la schiena, so che non la rivedrò mai più. La donna esce dal caravan, e io mi ritrovo da sola con la piccola. Sembra perfetta, ma scostando la coperta, come la donna mi ha raccontato, scorgo le sue mani con due sole dita, grosse e dure come le chele di un granchio. Al contrario di me, lei è nata così. Penso che sia fortunata, perché non conoscerà mai un'altra vita, e perché fin da subito ha trovato rifugio tra la gente di Antares.
Mia madre aveva mantenuto la promessa. Veniva da Madame Lu due volte al mese, mi chiedeva come stavo e parlavamo dei miei progressi. Ogni volta cercavo di rassicurarla, perché capivo quanto stava male nel vedermi incatenata e sempre più pallida. Lei se ne usciva dalla mia stanza buia piangendo, e finiva che ero io a doverla consolare.
Non mi ha mai detto che aveva avuto un altro bambino, che io avevo un fratello. Mia madre lo portava da Madame Lu, ma non me lo faceva incontrare, forse per paura che io lo spaventassi. Ma io lo avevo visto lo stesso, proiettando la mia coscienza fuori da quella stanza come mi aveva insegnato a fare Madame Lu. Era stato grazie a quella proiezione che avevo guidato Antares da me alla morte della mia mentore, e lui mi aveva offerto un'altra casa, un'altra stanza buia, e la possibilità di viaggiare per il mondo, se avessi usato ciò che sapevo per aiutare la sua gente. Avevo accettato.
In fondo, io ero una di loro. Non c'era altro posto per me nel mondo.
Fuori dal caravan inizia a piovere. Sento le gocce tamburellare sul tetto, dapprima lente e scarse, poi sempre più rapide. Mi concentro e sono fuori dalla mia prigione, almeno con la mente.
Le gocce attraversano il mio corpo fantasma. Posso apparire abbastanza solida da illudere la vista, ma non sentirò mai più la pioggia sulla pelle, la carezza del vento, il profumo dell'erba bagnata.

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