giovedì 19 agosto 2021

La figlia del generale


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La figlia del generale era... particolare. Ne avevo sentito parlare, ma fu solo quando la mia famiglia si trasferì nella capitale che ebbi l'occasione di incontrarla. Fu durante un Ballo della Vittoria, uno di quegli esagerati e pacchiani festeggiamenti per la conquista dell'ennesima città-giardino del sud, che posai per la prima volta i miei occhi su Cometh. Ma, all'inizio, non la riconobbi.
Era con suo padre e un gruppo di veterani, e a parte la giovane età avrebbe potuto essere scambiata per uno di loro. Capelli corti e una divisa di gala, identica a quella degli altri ufficiali nonostante non avesse mai combattuto, me l'avevano fatta presumere un uomo. Avevo danzato con qualcuno tra gli scapoli più intraprendenti, i pochi che avevano il coraggio di chiedere la mia compagnia per la durata di un ballo nonostante il mio evidente difetto, ma i miei occhi continuavano a cercare la figura di quel giovane ufficiale. Avevo ormai dimenticato il mio desiderio di conoscere la figlia del generale, e tutto ciò che volevo era che quel giovanotto si liberasse dei suoi impegni e venisse a ballare con me.
E alla fine il mio desiderio si realizzò, e quel ragazzo in uniforme giunse provvidenzialmente a separarmi dal più sgradevole tra i compagni di danza di quella serata, come se avesse capito che avevo bisogno di essere salvata.
– Posso avere l'onore? – disse soltanto, e nemmeno la sua voce, sicura e profonda, fu un indizio sufficiente per capire chi avevo di fronte. Fu solo quando l'indesiderato ballerino cedette il posto e il nuovo arrivato si raddrizzò dall'inchino e aprì gli occhi, che lo compresi.
In una sala dove tutti avevano gli occhi d'argento tipici dei cittadini del gruppo alfa, i suoi erano invece arancio, con una pupilla ovale, molto stretta. Occhi da gatto.
Le sorrisi e allacciai le mani alle sue. Non ci presentammo, perché era chiaro che se io avevo capito che lei era la figlia del generale soltanto guardandola negli occhi, lei doveva aver capito chi ero io guardando i miei. Occhi come i suoi, ma azzurri, e per quanta carne mangiassi, la crolanina semplicemente non si depositava nelle mie iridi, rendendomi diversa da tutti gli altri, ma simile a lei.
Il mio difetto.
Non passò molto prima che Cometh mi rivolgesse di nuovo la parola, e lo fece bisbigliando. – Voglio andar via da tutto questo, tu no?
Annuii e in men che non si dica eravamo sulla sua biruote. Cometh sfrecciava veloce tra le vie della capitale, io mi stringevo a lei, con la gonna azzurra del mio abito elegante che mi frustava le gambe. In poco tempo raggiungemmo le scogliere, e lei si dovette fermare. Dietro di noi, la capitale era uno scintillare lontano nei profili dei palazzi, oscurati solo alla base dal labirinto di baraccopoli dei cittadini gamma. Davanti a noi splendeva immensa nella sua pienezza Lanan Crown, spargendo bagliori d'argento sulle onde.
Ci sedemmo sugli scogli con quello spettacolo di fronte.
Tra di noi esisteva solo lo sciabordio dell'acqua, una lieve brezza fredda e salmastra, e a tratti il frinire delle grachelas. Poi Cometh intrecciò le sue dita alle mie, in un modo goffo, incerto, e io seppi che quella strana attrazione che avevo provato nella sala da ballo, ancora prima di sapere chi fosse, la sentiva anche lei. Eravamo due diversità che si erano incontrate.
Naturalmente sarebbe stato tutto molto più complicato di così. Avremmo avuto altre notti alla scogliera, meno silenziose di quel primo appuntamento, meno impacciate: già allora potevo intravederne qualche attimo con il mio dono. Ma la sua famiglia era pienamente impegnata nella guerra mentre la mia, anche se ufficialmente sosteneva gli sforzi bellici, in realtà si stava già preparando per un futuro di pace, anzi, in segreto cercava di affrettarlo per il bene di tutti. Se fossimo stati scoperti, i nostri sforzi ci avrebbero bollati come traditori.
– Voglio andar via da tutto questo – sospirai, facendo eco al suo precedente invito.
– Scherzi? – chiese Cometh, già più rilassata. – È una notte così bella. Così calma. Io vorrei che durasse per sempre.
Le sorrisi, sapendo che i nostri desideri coincidevano. Ma dovevo stare più attenta, tenere per me i miei pensieri, perché ero consapevole che la verità ci avrebbe separate.

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