sabato 18 settembre 2021

Dinoccolato

Dinoccolato [di-noc-co-là-to] agg. Che ha movimenti sciolti ma poco coordinati, come se avesse le membra disarticolate; che è caratterizzato in tal senso.

Etimologia: participio passato del verbo dinoccolare, letteralmente "dislogare la nuca", dal latino dis, "separazione" e nocca, "nuca, giuntura", nel suo diminutivo noccola.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Harrison Haines da Pexels


Quand'era a terra, Nya marciava in modo sconnesso, lanciando braccia e gambe in tutte le direzioni, mentre le zampe di ragno che le spuntavano dalla schiena si affannavano a tenerla in piedi. Quell'andatura dinoccolata la faceva somigliare a una marionetta strattonata da invisibili fili. La prima volta che la vidi ebbi l'impressione che una forza esterna la muovesse, come se nel suo corpicino magro non ci fosse abbastanza energia per farlo. Mi voltai e chiesi al Ghiottone quale fosse il suo ruolo nel circo. Non riuscivo a immaginarla, sgraziata com'era, a compiere complesse acrobazie, camminare su una fune o far roteare le clavette.
Il ghiottone puntò il bastone in alto. – Durante gli spettacoli, Nya sta là.
Sollevai lo sguardo e cercai di scorgere qualcosa nella penombra che gravava sulla luce delle lanterne.
– Sul trapezio? – chiesi, indovinando la sagoma agganciata a una piattaforma.
– No, principe... – lo disse con un sogghigno, in un tono che mi parve canzonatorio più che rispettoso. Sapevo anch'io che l'essere figlio di mio padre in quel momento non mi dava alcun privilegio: erano rimasti in pochi a non considerarmi un bersaglio o una merce di scambio. Ero stato fortunato che il Ghiottone mi avesse trovato per primo, e lui non faceva che ricordarmelo.
– Nya lavora più in alto – proseguì lui. – Dietro le quinte, per così dire.
Mi avvicinai alla stramba ragazza ragno, le rivolsi un inchino e feci per presentarmi, ma prima di poterlo fare lei pronunciò il nome che il Ghiottone mi aveva assegnato per celare la mia identità.
– Lo sai che a volte sei proprio strano? – mi disse, come se mi conoscesse da sempre. Un lampo di divertimento passò dagli occhi umani ai numerosi occhi di ragno sulla sua fronte. Evidentemente il Ghiottone aveva già informato i suoi di trattarmi come se fossi parte della compagnia da tempo. Era più sicuro così, aveva detto.
Mi lasciai alle spalle la ragazza dinoccolata e seguii il Ghiottone verso quelli che sarebbero diventati i miei alloggi.

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