giovedì 16 settembre 2021

Un sorriso a primavera


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels


La primavera non era lontana, ma quest'anno sapevo che sarebbe stata differente. Oh, non per le solite cose che associamo alla primavera, no. I fiori ci sarebbero stati lo stesso. E gli uccellini avrebbero cantato dall'alto dei rami come ogni anno, e il sole sarebbe tornato a scaldarmi la pelle mentre le maniche si accorciavano sempre più nella lunga corsa verso l'estate. No, tutto quello che mi piaceva della primavera, il suo profumo da bucato appena steso ad asciugare, le piogge che rendevano l'aria frizzante, di quel freschetto piacevole, le giornate più lunghe, tutto questo ci sarebbe stato, come al solito.
Quest'anno, però, la primavera cambiava qualcosa nella mia vita. Quest'anno, lui sarebbe tornato. Sì, ero eccitata, ero super-eccitata. Ma anche agitata. Più si avvicinava il giorno del suo ritorno, più nervosa io diventavo. Mi stavo sforzando, disperatamente e con tutta me stessa, di non pensare al posto dove aveva passato l'inverno. Io ci ero stata per pochissimo tempo, e qualche volta avevo ancora gli incubi.
Dovevo avere fiducia. Dovevo pensare che lui era forte, e che non avrebbe permesso a quegli esseri di cambiarlo.
Ogni mattina, ancora prima di colazione, mi mettevo davanti allo specchio e facevo pratica di sorrisi. Quello che avrei avuto quando lo avrei rivisto. Quello che gli avrei rivolto mentre ci abbracciavamo di nuovo, per la prima volta, dopo tanti mesi. Quello che avrei esibito nello scherzare sulla natura del mio mezzo diavolo preferito. Ecco, vedi? Dicevo a me stessa. Ethan ancora non è tornato e tu riesci già a scherzarci sopra.
Alcuni giorni, però, mi soffermavo a riflettere davanti al mio riflesso. E allora pensieri cupi, tristi e spaventosi mi invadevano, e il mio sorriso diventava falso e strambo, come una primavera senza fiori e senza sole. E se... e se lui fosse invece davvero cambiato. Se fosse diventato un'altra persona, qualcuno che non sarei riuscita a riconoscere, non tanto nell'aspetto perché ormai lo sapevo che quello cambiava in base alle sue emozioni e ormai non doveva più nascondermelo, ma... se dentro, intendo, non ci fosse più stato quel ragazzo che leggeva in treno. Quella persona che in fondo era buona, anche se aveva tenuto tutti a distanza, ma appunto lo aveva fatto per non far loro del male, perché non voleva essere come quelli da cui era stato per tutto l'inverno, no, lui non voleva. Se non mi avesse abbracciato. Se non avesse scherzato assieme a me, o almeno fatto un piccolo, lievissimo sorriso alle mie battute sceme. Se mi avesse invece ferito, deliberatamente, anche solo con parole dure, come non aveva mai fatto, mai, nemmeno quand'era arrabbiato. Se avesse usato qualcosa di più delle parole per ferirmi. Se. Se. Se.
Il sorriso si incrinava di fronte all'attacco di quei terrificanti pensieri, ma era allora, quando me ne accorgevo, che cercavo di aggrapparmi a un pensiero felice, uno qualsiasi, e di rimettere a posto il volto che mi fissava dallo specchio, perché non volevo che lui mi vedesse così, no, non volevo che mi scoprisse così spaventata e triste. Il mio sorriso diventava in quel momento la mia armatura.
Non avevo mai capito, prima di questa primavera, quanto dolore potesse nascondersi dietro a un sorriso.

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