lunedì 11 ottobre 2021

Vacanza... di lavoro

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Julius Silver da Pexels


A metà del periodo di un anno in cui ero vincolato per contratto quale cavia degli elfi di Metronas, i miei padroni mi concessero una vacanza della durata di un quarto di luna per fare visita a una delle Riserve più grandi e popolose esistenti al mondo, che si trovava da qualche parte su un'isola sperduta nell'oceano, oppure in una fra le tante che in passato erano appartenute alla Grecia. Gli elfi di Metronas non erano stati molto precisi su questo punto, e mi chiesi se lo avessero fatto per evitare che, una volta trascorso il periodo di un anno durante il quale legalmente appartenevo a loro, mi ritirassi tra le Aberrazioni che affollavano quel luogo isolato, invece di tornare alla Riserva della Pianura comodamente raggiungibile dalla città. Persino l'aeroscafo che ci aveva portato fin lì comprendeva soltanto cabine prive di oblò, come se guardando fuori, scrutando il mare fino all'orizzonte, avessi potuto capire in quale direzione stavamo puntando.
Ero sollevato che mi avessero permesso di scegliermi degli accompagnatori invece di mandarmi lì allo sbaraglio da solo, in mezzo a una marea di sconosciuti dalle forme bizzarre, varianti umane che non avevo ancora incontrato, rischiando magari qualche figuraccia come mi era capitato una volta con una cameriera, in un locale di gran lusso a Metronas. Perciò avevo scelto Kàli per farmi da cicerone, e ovviamente anche mio fratello Jake era venuto con noi, perché non mi fidavo a lasciarlo nella Riserva della Pianura, a due passi da quegli infidi elfi mentre io ero probabilmente dall'altra parte del pianeta.
Quando finalmente potemmo uscire all'aria aperta, la Riserva dell'Isola era tutto ciò che una vacanza prometteva di essere. Una serie di casupole dal tetto di paglia che si ergevano su palafitte in mezzo a un mare azzurro e trasparente come un'acquamarina, e alle loro spalle un'isola dominata da un'alta montagna, la cui punta svettava tra le nuvole, e sulle cui pendici si inerpicava una lussureggiante vegetazione. Quel posto da sogno era ben diverso dalla Riserva che era diventata la mia casa, che poteva contare solo un brutto prefabbricato e una casetta di legno circondati da una specie di accampamento indiano sulle sponde di un lago, sul quale si ergeva una rupe a picco poco più impressionante di quella del Re Leone.
Mentre Jake esprimeva tutto il suo entusiasmo con le frasi idiomatiche che facevano parte della lingua di questo secolo, io contai le casupole. – Mi sembrano un po' poche per la più grande Riserva al mondo...
– Questo è solo il quartiere degli acquatici. Il resto è nell'entroterra – mi spiegò Kàli.
Non ebbi modo di chiederle altro, perché Jake aveva già mutato il suo corpo per imitare le squame e le branchie di Kàli, e prima di tuffarsi esclamò: – Chi arriva ultimo è un'aringa secca!
Con un sospiro adattai anche il mio fisico all'ambiente marino, presi per mano l'unica di noi che era un'acquatica per nascita, e mi affrettai dietro il mio scalmanato fratellino.
Fin dal primo giorno scoprii che Kàli aveva ragione. Lasciata la spiaggia, al riparo degli alberi, sorgeva una specie di cittadina medievale, con case di pietra e legno dai tetti spioventi, dove un uomo-toro, o Minotauro come mi spiegò Kàli, svolgeva il lavoro di fabbro e un gruppetto di donne Satiro si occupava di un gregge di ovini. Incontrammo anche bambini, molti, tutti affascinati dalla capacità che apparteneva solo a me e a Jake di mutare le nostre sembianze in quelle di qualunque Aberrazione avessimo già toccato, e non si fecero scrupoli a lasciarsi prendere la mano per permetterci di "leggere" istintivamente il loro DNA e poi applaudire quando, come per magia, cambiavamo pelle fino a confonderci con i membri della loro variante umana. La scena si ripeté in tutti i quartieri della Riserva, in quello medievale come in quello silvestre e così nel quartiere alto, sulla cima della montagna, là dove abitavano tutte le Aberrazioni in grado di volare. Decine di mani strette, decine di nuove forme acquisite. Non ci volle molto affinché capissi che quella non era una vacanza, bensì la premessa per una serie di nuovi esperimenti sulla mia pelle di Changeling che avrebbero tenuto gli elfi di Metronas occupati per tutto il resto dell'anno.

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