lunedì 8 novembre 2021

Felicità è una palude da esplorare


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Andre Furtado da Pexels


Leda vagava per la palude di Greye allegra e spensierata come una bambina in un campo di girasoli. Sembrava non rendersi affatto conto che si trovava nel luogo più pericoloso e inquietante di tutta Penterra, e non bastava la penombra che si infittiva ad ogni passo, né la cacofonia ronzante di insetti che ci giravano attorno, tenuti lontani solo dall'unguento che lei ci aveva fornito, o l'odore di morte e decomposizione che rivaleggiava con il sentore acre del suddetto unguento.
No, Leda si aggirava senza una preoccupazione al mondo, curandosi solo di chinarsi di tanto in tanto per raccogliere con una pinzetta un'erbaccia nera che non mi sembrava diversa da tutte le altre che stavamo calpestando, per riporla in una delle boccette appese alla cintura con un grido entusiasta. – Una Xenodioscura striata, che fortuna! Questa è il miglior rimedio al mondo contro le irritazioni da ortica di Varelya.
Oppure raccattava una lunga striscia nera e ritorta, o staccava un pezzetto di corteccia sprizzando gioia da tutti i pori, e la sua spiegazione, a voce talmente alta da zittire per un istante le rane, era: – La pelle di serpente a due teste è un bendaggio insuperabile in caso di ustioni! – E ancora: – Corteccia di salice stridente, preparata nel modo giusto è un allucinogeno estremamente potente. È molto rara, peccato che ci voglia un'autorizzazione speciale per esportarla... Oh, ma che dico, certo che ce l'ho quell'autorizzazione! Tutti gli studiosi affiliati a un'Accademia hanno il permesso di prelevare e trasportare la quantità stabilita di materiali attinenti ai loro studi, e io sono una Naturalista, specializzata in derivati botanici e animali. Quindi, la prendo!
Dopo varie esclamazioni di questo tipo la nostra guida, un tizio del posto con più cicatrici che anni, sibilò in tono scocciato: – Sta' zitta, donna. Siamo in pieno territorio mutaforma, vuoi farci uccidere tutti? – Le scoccò un'occhiata truce e brontolò: – Portare una donna a una caccia. Bah, chissà chi ha avuto questa grande idea...
Leda scoppiò a ridere, per nulla turbata da quello che avrebbe definito, più tardi, "becero maschilismo" della guida locale. La conoscevo da abbastanza tempo per sapere che quanto a temperamento non aveva nulla da invidiare alle donne di Sljdzjell. Diversamente da loro però Leda poteva vantare la conoscenza derivata da anni di studio, e la totale assenza di quel condizionamento culturale volto a contenere quel tipo di fiera esuberanza quando si trovava fuori di casa.
– Territorio mutaforma... questo? – ribatté Leda in tono di scherno. – A parte che il loro nome corretto è Shidvelkhm, mentre "mutaforma" è solo un appellativo offensivo che gli abbiamo affibbiato noi esseri umani. Si dà il caso che la loro specie abiti nelle profondità più oscure della palude, non certo qui ai confini con tutta questa luce! Inoltre, lo sanno anche i bambini che gli Shidvelkhm lasciano graffi sui tronchi, matasse di piume aggrovigliate appese ai rami o altri segnali per identificare il loro territorio. Avete visto qualcosa del genere qui attorno? Io no di certo. Ma che razza di guida non è al corrente di queste nozioni elementari?
Prima ancora che Leda finisse il discorso, la nostra guida sbuffò, distolse gli occhi da Leda e si rivolse a Matt. – Fa sempre così?
Matt annuì, e io aggiunsi: – Anche peggio!
Il che mi fece guadagnare un'occhiata di sdegno da parte di Leda, ma i nostri commenti irritanti non riuscirono comunque a smorzare il suo entusiasmo nell'accompagnarci in quella esplorazione della palude. Non avevo mai incontrato qualcuno che fosse tanto felice di passeggiare tra tronchi marcescenti e ingombranti liane che pendevano come funerei drappi dai rami contorti, sotto lo schiocco dei becchi e i versi monotoni dei corvi palustri che somigliavano a sinistre risatine maligne, col lezzo di putrefazione che si sollevava dall'acqua stagnante delle pozze a ogni sciaguattio degli stivali fino a riempirti le narici e provocare conati di vomito.
Non avevo mai incontrato nessuno prima, ma solo più tardi, al termine di un lungo viaggio, tornai nella palude di Greye con qualcun altro che sembrava felice quanto Leda nel calcare i piedi in quel fango. Ylenia era molto più silenziosa, ma riuscivo a intuire la sua eccitazione nel modo in cui il suo respiro accelerava, da come alzava la testa, a occhi chiusi, ad annusare tutti quegli odori che per me erano sgradevoli ma che a lei dovevano apparire familiari. Vedevo la sua agitazione nel toccare i tronchi e chinarsi a terra e poi correre avanti, come se non credesse di essere davvero lì, nella palude, e poi tornare indietro ad afferrarmi per un polso, una presa delicata nonostante gli artigli e la sua forza di Shidvelkhm, spronandomi a seguirla. Più avanti, più avanti, laggiù, verso l'ombra, verso casa, sollevando spruzzi umidi che facevano scappare perfino i grossi e pigri rospi che gracidavano sulle rive degli stagni. Io la seguivo, con molto meno entusiasmo e cercando di rallentare un po' la sua corsa, perché sapevo che non eravamo bambini in un campo di girasoli, e cosa ancor più terrificante, nonostante le sue rassicurazioni non avevo la più pallida idea di cosa ne sarebbe stato di me una volta che Ylenia si fosse riunita al suo popolo.

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