lunedì 14 febbraio 2022

Aspettando un fulmine


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Guilherme Rossi da Pexels


– Due... tre... quattro... cinque... – Silvia si interruppe quando un rombo cupo precedette di qualche frazione di secondo un'esplosione crepitante, molto più intensa della precedente.
Si sta avvicinando, considerò, per nulla intimorita. Anzi, la sensazione che la pervadeva era di trepidante attesa, come alla vigilia di un evento importante. Ogni temporale poteva essere quello giusto, quello che le avrebbe riportato lui. Perciò Silvia aspettava, in piedi di fronte alla finestra chiusa, con la pioggia che tamburellava copiosa sui vetri e lampi di luce che rimbalzavano tra le nubi, accompagnati dal forte ruggito dei tuoni.
– Mi dispiace che il temporale abbia rovinato i tuoi programmi, – le disse sua madre, di passaggio in salotto, ignara del vero motivo per cui Silvia era assorta in osservazione del giardino flagellato dal fitto diluvio. – Ma stare alla finestra a fissare le nuvole non cambierà la situazione.
Silvia sospirò, consapevole che anche per la questione a cui stava invece pensando studiare il temporale non poteva cambiare lo stato delle cose. Lei non era come Laura o William. Lei non era in grado di distinguere tra un comune fulmine, costituito da una scarica di elettricità, e un vremra, una strada di luce, un varco tra due punti lontanissimi nello spazio. Si girò e afferrò il cellulare.
Digitò rapida un messaggio diretto a Laura. Per sua madre, che la sbirciò ancora una volta prima di uscire dalla stanza, non sarebbe stato difficile indovinare a chi stava scrivendo, ma Silvia era certa che non avrebbe saputo intuire il contenuto.
"Me lo dirai quando ritornerà, vero?"
Silvia inviò. Nessun bisogno di specificare di chi stava parlando, e infatti una decina di minuti dopo, passati a scrutare i fulmini e a contare in attesa dei tuoni, le arrivò una risposta: "Più probabile che sia tu a dirlo a me".
Silvia ridacchiò e con le dita giochicchiò con il pendente a forma di fiore della collanina, senza stringerlo, per non attivare la tecnologia miniaturizzata al suo interno. Non ha proprio idea di come funziona, pensò, mentre replicava al messaggio: "Non se capita lontano da qui come la prima volta".
Il Legame telepatico tra lei e William, che Silvia aveva dapprima odiato, poi studiato con curiosità scientifica e infine adorato per l'intesa che aveva contribuito a creare tra loro, aveva dei limiti per quanto riguardava la distanza. Lei e William non erano mai arrivati a testare concretamente quei limiti, ma Silvia ne era certa perché c'erano state delle volte in cui si era sentita come "scollegata", persa, e non riusciva a comunicare con lui. E in quel momento lui era così distante che Silvia era proprio sconnessa del tutto dal Legame, come se non fosse mai esistito, e la cosa le dava un certo fastidio.
Insomma, avrebbe almeno potuto rimandare il viaggio, visto che le cose tra noi erano appena cambiate... Silvia brontolò a mente, consapevole che nessuno avrebbe potuto sentirla o risponderle. Così come era consapevole che tra tutti i temporali che si scatenavano ogni giorno nel mondo, era assurdo pensare che proprio quello che stava flagellando la sua casa fosse quello giusto, il temporale che Silvia aspettava, con il fulmine... o meglio, il vremra che Silvia aspettava. E, d'altra parte, era ancora troppo presto per pensare che lui fosse già di ritorno.
Eppure Silvia non poteva fare a meno di sentirsi elettrizzata a ogni temporale, di restare alla finestra, in attesa, e in ascolto del più flebile pensiero. La risposta era sempre la stessa, uno sconfortante vuoto, segno che lui non era ancora di ritorno, per quanto le aveva promesso che lo avrebbe fatto. Con il tempo Silvia smise di aspettare e si accontentò della compagnia di Laura e delle estati passate da sua nonna Alice, che aveva vissuto a suo tempo una situazione paragonabile a quella di Silvia e non aveva più alcuna remora a parlarne e a insegnarle tutto ciò che sapeva.
E fu proprio quando meno se lo aspettava, in una giornata senza pioggia né fulmini durante una di quelle estati a casa di nonna Alice, che Silvia ricevette la più incredibile delle visite.

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