sabato 19 febbraio 2022

Rancoroso/rancore

Rancoroso [ran-co-ró-so] agg. Che prova rancore, che è pieno di rancore.

Rancore [ran-có-re] s.m. Avversione nei confronti di qualcuno per un torto o un'offesa subiti; risentimento.

Etimologia: deriva dal tardo latino rancorem, "rancidezza", dal verbo rancere, "essere rancido".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


– Mamma, il gatto mi sta di nuovo fissando!
– E tu ignoralo, tesoro. – Era la stessa storia ogni giorno. Uscivano di casa e il dannato felino era là ad aspettarli, i grandi occhi gialli corrucciati in un'espressione rancorosa. Impossibile definirla altrimenti, sebbene la donna sapesse che attribuire tali sentimenti a una bestia sulla base della mimica facciale fosse assurdo. Non che i gatti non potessero provare rabbia; ma di certo, la esprimevano in un modo diverso.
Il rancore che pareva animare il gatto non sfociava mai in soffi a denti scoperti, né in morsi, né in graffi, perciò non c'era motivo di pensare che la bestiola nutrisse sentimenti malevoli nei loro confronti. Madre e figlio, inoltre, non avevano fatto nulla che potesse giustificare l'avversione del gatto. Non avevano tirato la sua coda, minacciato con la scopa, o urlato per allontanarlo, nemmeno quando li seguiva nella stalla e sovrintendeva alla mungitura senza battere ciglio.
Per la continua sorveglianza e l'aria critica, la donna lo aveva soprannominato "capo", e spesso gli si rivolgeva con fare bonario, pigliandolo in giro come non avrebbe osato fare con il padrone, un uomo tarchiato e ben vestito che ogni mese veniva a riscuotere la sua parte senza aver fatto nulla.
– Va bene così, capo? – gli chiedeva la donna. Oppure: – Oggi sono proprio stanca... no, di più non posso fare. Se sei tanto bravo, provaci tu a governare le vacche!
Non si era mai aspettata una risposta, sebbene il figlio le avesse detto più volte di aver sentito il gatto brontolare. Ma era un bambino, aveva fin troppa fantasia, era normale.
Cominciò a non essere più tanto normale il giorno in cui, all'ennesima presa in giro, il felino replicò: – Donna, basta con le scuse, e parliamoci chiaro. Lo so che nascondi parte del denaro del signor Todaro. La mia domanda è: dove?
A quel punto la donna non poté più accantonare come infondate le sue impressioni. Impossibile sbagliarsi: la voce del gatto era inequivocabilmente intrisa di rancore.

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