lunedì 28 febbraio 2022

Senza via d'uscita


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Alex Azabache da Pexels


Era in trappola. E quel che era peggio, non era da solo.
Il fuggiasco ne era stato consapevole fin da quando aveva udito il mostro entrare nella caverna, la sua voce terrificante rimbombare tra le pareti di pietra, e gli echi far crollare il passaggio. Conosceva a sufficienza il labirinto di grotte da sapere che non c'era altra via per l'esterno, se non scavando. Non ne aveva il tempo: la creatura era sulle sue tracce.
Oltrepassò le montagne di coppe, statue, gioielli e monete rilucenti d'oro e di scintillanti pietre preziose, accumulate nel corso dei millenni da più generazioni di draghi rossi, il flagello di quelle terre, e dal cumulo più vicino al suo passaggio una valanga di orpelli tintinnanti scivolò lungo il pendio. I suoi occhi brillarono al pensiero di quell'immenso tesoro, ma lui sapeva di non avere il tempo di metterne al sicuro almeno un po' prima che il mostro lo trovasse.
Con rammarico, si lasciò quelle ricchezze alle spalle e seguì i bracieri che aveva acceso per orientarsi in un labirinto di gallerie scavate nella roccia. Le fiamme crepitanti lo illuminarono impietose, traendo riflessi scarlatti dalla sua livrea. Li aveva accesi, sciocco com'era, pensando che sarebbe stato al sicuro in un antro vuoto, che la luce e il calore delle fiamme avrebbero potuto alleviare l'oppressione di quelle ampie caverne oscure. Pensava che i fuochi gli sarebbero stati amici mentre si aggirava indisturbato tra le grotte e le gallerie di collegamento; e invece, erano diventati dei nemici, spie rivelatrici e creatori di ombre spaventose. Mai spaventose però quanto la creatura alle sue spalle, i cui passi riecheggiavano tra le stalattiti che pendevano dal soffitto. Si era fermata a tuffarsi nei cumuli d'oro, di zaffiri e rubini, indovinò lui nell'udire i tintinnii moltiplicarsi. Il mostro giocava con quel tesoro come se gli fosse appartenuto, come se non fosse stato solo un ladro in casa d'altri, e lui ebbe un moto di stizza.
Ma finché si attardava in quella sala, si disse, per lui c'era tutto il tempo di trovare un nascondiglio.
Non era facile, tuttavia. Non c'erano nicchie grandi a sufficienza nelle pareti di pietra, non c'erano anfratti in cui il mostro non potesse infilarsi, non c'erano vie di fuga.
Il tintinnio metallico alle sue spalle cessò, e lui seppe di non avere nemmeno più tempo. La creatura lo avrebbe trovato, se non si fosse nascosto subito. Doveva fare una scelta all'istante.
Il fuggiasco si tuffò nella galleria alla sua destra. L'antro era buio, i bracieri non erano stati accesi lì, e lui si illuse di essere al sicuro. Si appiattì contro una parete, rannicchiato a terra, e cercò di farsi piccolo, il più piccolo possibile, anche se era un'impresa difficile. Dietro di lui risuonò il grido acuto della creatura, e lui sbuffò inquieto, restando in ascolto di quella voce sgraziata, di quella cantilena beffarda.
– Draaaagoooo? Draghetto draguccio draghiiiiiinooooo?
E all'improvviso, quel che lui temeva avvenne. La bambina apparve all'imboccatura della galleria, illuminata dal fuoco del vicino braciere. E lui, il drago rosso, seppe di non avere più scampo.

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