lunedì 7 febbraio 2022

I fantasmi del Castello di Privskayac


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Charles Parker da Pexels


Se lo aveste chiesto alla signora Nora Pickett, la custode, lei avrebbe risposto che "assolutamente no, non ci sono fantasmi al Castello di Privskayac, ve lo posso confermare nella maniera più assoluta che qui di fantasmi non c'è nemmeno l'ombra!". Eppure, tra la gente del circondario prima e in seguito, tramite passaparola e i commenti da parte dei turisti condivisi sui social network, perfino oltre i confini nazionali, il maniero che dominava con la sua imponente sagoma la pianura nebbiosa aveva assunto la fama d'essere infestato. Non si potevano spiegare altrimenti, dicevano coloro che vi avevano soggiornato da quando l'antica dimora aveva smesso di essere la residenza di una nobile dinastia ed era stata trasformata in un pittoresco albergo a quattro stelle, i lugubri lamenti che si potevano udire di notte lungo i corridoi, il cigolio di porte che si aprivano a notte fonda, mentre tutti gli ospiti e il personale dormivano nei loro letti, e i sussurri portati da spifferi gelidi, talmente vicini alle orecchie nell'oscurità da mettere i brividi.
Più di qualcuno, al suo risveglio al mattino, aveva trovato un oggetto spostato dal luogo dove lo aveva messo la sera prima, o perfino l'intera stanza sottosopra. Ma, al contrario delle lamentele che avrebbero assillato il personale in qualunque altro albergo del mondo, lì la gente pareva felice di pagare un sovrapprezzo per quell'inconveniente, e coloro che invece non subivano lo strano fenomeno almeno una volta nel corso del loro soggiorno si lamentavano di non aver visto o udito nulla di strano, e che i fantasmi di cui avevano tanto sentito parlare non erano altro che una truffa per attirare i turisti.
Nora Pickett, che insisteva a dire che i fantasmi non c'erano, era così costretta a scusarsi con gli ospiti delusi per qualcosa di cui lei stessa li aveva avvertiti al loro arrivo, e a sopportare le recensioni negative da coloro che avevano usufruito del più ineccepibile ed eccellente dei servizi. Come se la poveretta non fosse già esausta per l'ingrato compito di accompagnare, di tanto in tanto, sedicenti acchiappafantasmi venuti apposta per esplorare e documentare le loro scoperte nell'ala inutilizzata del castello, quella dove a loro dire si concentravano le apparizioni ectoplasmatiche e i fenomeni soprannaturali, quella stessa zona dove i loro strumenti, di qualunque tipo e fattura fossero, rilevavano i livelli più elevati di qualunque cosa fossero in grado di misurare. Costoro tornavano generalmente a casa soddisfatti, con parecchie ore di video girato da montare in un documentario che confermava immancabilmente la fama del Castello di Privskayac, con la più profonda costernazione della signora Nora Pickett. Come se già non fossero abbastanza gli sguardi indagatori che i clienti dell'albergo rivolgevano al personale che puliva le camere, o ai camerieri che servivano la cena nel vasto salone al primo piano, in cerca senza dubbio di segnali di una qualche possessione spiritica in un loro gesto scoordinato, o in un loro sguardo assente, o in qualunque altra incongruenza nel loro comportamento.
Nora Pickett disapprovava la diffusione di quelle credenze assurde da parte del personale dell'albergo, e talvolta si chiedeva se fosse l'unica in quella enorme dimora a saper mantenere un segreto. Per quello, la sera dopo che l'ennesimo gruppo di cercatori di fantasmi amatoriali se n'era finalmente andato, si recò da sola nell'ala inutilizzata del castello e si aggirò per i corridoi deserti finché, dal nulla, si materializzò di fronte ai suoi occhi un gruppo di esserini grigi dalle enormi teste e dagli arti lunghi e sottili. Nora Pickett strinse le labbra e scosse la testa.
– Nostromo Xyghjw – appellò uno di loro in tono di comando, in una lingua che non apparteneva ad alcuna nazione della Terra. – Lo ripeterò per l'ultima volta: dobbiamo smettere di attirare l'attenzione degli indigeni. Quando vengono qui a ficcare il naso nei nostri affari, l'ordine è quello di spegnere ogni attrezzatura tecnologica di origine non terrestre, sì, compreso il campo di invisibilità mimetica.
– Ma, capitano... come faremo a non essere scoperti, allora? – protestò l'essere grigio.
– Come faccio io. Come facciamo tutti, nel nostro turno di lavoro a contatto con gli indigeni: indosserai una maschera. Tutti voi, nessuno escluso.
La signora Nora Pickett, o per meglio dire, il capitano di quella ciurma aliena con indosso la maschera della signora Nora Pickett, gettò un lungo sguardo su tutti i presenti. Qualcuno osò lamentarsi sottovoce che le maschere da umani prudevano, qualcun altro sbuffò soltanto, ma fu il Nostromo Xyghjw a sollevare la replica più convincente.
– Capitano, con tutto il rispetto, se questo fosse solo un castello qualunque, non saremmo in grado di accumulare sufficiente valuta locale per sopravvivere in questo mondo. I fantasmi ci servono. Inoltre, finché gli indigeni vanno in cerca dei fantasmi, chi mai penserebbe di attribuire qualunque cosa insolita possa capitare loro di notare a un gruppo di Teegardeniani?
Tutti gli altri squittirono la loro approvazione a quelle rimostranze perfettamente sensate, e a Nora Pickett non restò altra opzione che accettare che l'infestazione di presunti fantasmi sarebbe continuata ancora a lungo.
– Spero almeno che tu sappia tenere un segreto altrettanto bene di quanto faccio io, Nostromo Xyghjw, e di non doverti mai dire "te l'avevo detto".
Comunque, com'era accaduto già tante volte prima di allora e come sarebbe accaduto tante volte in seguito, a chiunque glielo avesse chiesto la signora Nora Pickett, la custode, avrebbe detto che "assolutamente no, non ci sono fantasmi al Castello di Privskayac, ve lo posso confermare nella maniera più assoluta che qui di fantasmi non c'è nemmeno l'ombra!".
E avrebbe avuto ragione.

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