lunedì 25 luglio 2022

Intermezzo - Due parole sull'ispirazione


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Foto di Ketut Subiyanto da Pexels


E con il racconto di giovedì scorso, sul tema del relax, si conclude la prima variazione dei cento temi che mi sono proposta di usare come base per altrettanti racconti, e tanto per rendere le cose ancora più difficili, ciascuno accompagnato da una specifica ambientazione. È stata una lunga avventura, devo ammetterlo, ma mi ha costretto a mettere in moto i neuroni, a volte per cercare una storia plausibile che collegasse un tema e un'ambientazione che parevano agli antipodi, e altre per evitare la trama più ovvia quando i due elementi parevano così ben assortiti da non sembrare nemmeno frutto di scelte casuali. Non posso dire che il risultato mi abbia sempre soddisfatto, ma mi basta sapere che a volte l'idea che ho sviluppato mi ha sorpreso. Da questa serie di esercizi sono nate situazioni e antefatti e sottotrame che si incastravano perfettamente nelle storie che già stavo portando avanti sul blog, e altre invece di completamente nuove, slegate dai miei soliti personaggi. Storie a cui non avrei mai pensato se non mi fossi messa in gioco, quindi non pensare che scegliere una parola, un luogo, e scrivere così come viene sia una pratica futile. Con la scrittura il bello è che non deve essere perfetto la prima volta, finché resta nei tuoi appunti si può sempre correggere, riscrivere, o cancellare. Non serve nemmeno che tu scriva sotto il mistico dettame dell'ispirazione.

Nella cultura popolare c'è questa esaltazione dell'ispirazione non solo per quanto riguarda la scrittura, ma per ogni forma di arte. E così chi si approccia per la prima volta alla composizione di musica, all'arte figurativa, alla stesura di un romanzo o ancor peggio, di una poesia, ha questa assurda idea di poterci lavorare su solo se e quando si sente ispirato. Non dico che sia sempre così per tutti, ma da tanti discorsi che ho sentito, c'è questa assurda idea che senza l'influsso dell'ispirazione nulla possa essere creato. O, almeno, nulla che valga la pena di essere creato. Ma come ho già scritto nel post La perfezione del primo romanzo (che vi consiglio di leggere, è davvero bello... chissà se ero "ispirata" quando l'ho scritto, o se ho arrancato a ogni parola, salvo poi sistemare il tutto con una rilettura e revisione finale), dicevo, come ho scritto lì, l'unico modo di migliorare e di creare alla fine qualcosa che valga la pena di essere letto, o visto, o ascoltato, è provare, sbagliare, correggere, e migliorare.

Ispirazione o non ispirazione.

Anche quando ciò che scrivi non ti piace, o ti fa schifo.

Soprattutto quando ti fa schifo.

Perché significa che stai affinando la tua capacità di essere obiettivo, e non ti senti più un genio pervaso dall'ispirazione al quale tutto riesce magnificamente al primo colpo. Tranquillo, ci sono passata anch'io con il primo romanzo che ho scritto, che a fine stesura era perfetto, e in seguito, a distanza di anni, non lo era più. Ma lo scritto non sempre è così permanente come vuol far credere il detto latino, e si può quasi sempre cambiare.

E a proposito di cambiare: ora che ho finito questa prima variazione dei cento temi, che farò? Posso proseguire con le successive, ma la seconda è in buona parte così simile alla prima che non vorrei ripetere le stesse tipologie di trama solo con personaggi e in luoghi diversi. Potrei saltare le parole identiche nelle due serie, o passare direttamente alla terza che si differenzia un po' di più. O potrei fare qualcosa di completamente diverso. In ogni caso, per giovedì già sto preparando un'idea, un tipo di post che da troppo tempo non si vedeva nel blog... ma questo sarà una sorpresa.

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