giovedì 21 luglio 2022

La direzione proibita


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero
Dettaglio da una foto di Zakaria Boumliha da Pexels


– Ma... – tentò di protestare l'archeologa Amyra, ma subito il più anziano dei membri del consiglio la zittì con un'occhiata severa, e un'altrettanto severa replica.
– Niente "ma", archeologa, la decisione è presa. Le esplorazioni e gli scavi verso nord sono sospesi, e per un buon motivo. Sei congedata.
Amyra curvò le spalle, ma non si mosse. – Si può sapere almeno perché?
Pensava fosse da stupidi trascurare una direzione, e una così importante. Ma era altrettanto stupido offendere il consiglio da cui sperava in una decisione a suo favore, perciò l'archeologa Amyra lo disse in un modo indiretto: – Signori, avete visto i disegni dei bassorilievi in quello che abbiamo chiamato "il palazzo delle mappe" nella città sotterranea che abbiamo scoperto di recente a ovest. Indicano una zona che nei tempi antichi era densamente popolata a nord di qui, probabilmente una capitale, secondo alcune interpretazioni. Immaginate le scoperte che potremmo fare, tutti i reperti sepolti in attesa di essere trovati... la nostra conoscenza degli antenati potrebbe progredire enormemente! Non possiamo lasciarci sfuggire un'occasione del genere!
– La decisione è presa – ribadì il consigliere più anziano. – E le motivazioni non sono cosa che riguardi una semplice archeologa. Chi è nella posizione di sapere, sa. E questo è tutto.
Fece un cenno alle guardie accanto alla porta, che si avvicinarono per scortare fuori l'archeologa Amyra. "Non finisce qui", si disse quest'ultima, mentre usciva di malavoglia dalla sala del consiglio. Non avrebbe avuto riposo finché non fosse venuta a capo della questione.
Non fu facile. No, non lo fu affatto. L'archeologa Amyra dovette dar fondo a tutta la serie di contatti che aveva da quando, ai tempi del suo apprendistato, era stata presa in simpatia da uno dei professori più stimati dell'epoca. Riscosse qualche favore, e qualche altro ne chiese, sapendo che avrebbe poi dovuto ripagarlo nel tempo. Ma, alla fine, un uccellino cantò.
Amyra lo incontrò di notte, al colonnato dell'ostello per maghi che si riempiva di ogni sorta di forestieri strani durante l'annuale Sfida di Timing, ma che in quel periodo dell'anno era desolatamente vuoto. Il posto perfetto per un incontro segreto: nessuno bazzicava mai da quelle parti, un po' per superstizione, un po' per il sano e naturale timore che uno degli ospiti avesse lasciato in giro uno dei suoi attrezzi del mestiere, che avrebbe potuto maledire o mettere in qualche modo in pericolo chi vi si imbatteva.
Solo i più spericolati tra i cittadini di Timing erano chiamati a lavorare all'ostello per maghi nei pochi giorni in cui era in funzione.
– Il consiglio non vuole allarmare la popolazione – bisbigliò nel buio il suo uccellino, un segretario di uno dei consiglieri più giovani. – Per questo la notizia non è di pubblico dominio, e tutte le richieste di spedizioni verso nord vengono ignorate o, quando non è possibile, respinte senza alcuna spiegazione.
– E la spiegazione sarebbe...? – chiese l'archeologa Amyra. Aveva aspettato troppo per lasciarsi sviare da un preambolo.
– I precedenti sconsigliano ulteriori spedizioni. La prima squadra che abbiamo inviato a nord, molti anni fa ormai, è scomparsa senza lasciare traccia. La squadra che abbiamo inviato per recuperarli è scomparsa, e così anche la squadra che abbiamo inviato per recuperare la squadra che doveva recuperare la prima squadra. A quel punto il consiglio decise di desistere, e mandò solo un paio di osservatori sul mare di dune, a scrutare l'orizzonte con i bastoni ingranditori che abbiamo trovato tra le rovine a sud-ovest. Gli osservatori osservarono, e tornarono in città pieni di terrore, implorando di non essere mai più mandati in quella direzione.
L'archeologa Amyra sbuffò. Il suo uccellino la stava tirando troppo in lungo con il suo cinguettare. – Una domanda. Una risposta, e che sia diretta: che cosa videro gli osservatori di così tremendo?
– Un'ombra nel cielo – rispose in un bisbiglio ancora più flebile il suo informatore. – Un'ombra enorme, che volteggiava in tondo come un avvoltoio, e sputava fiammate lunghe fino a terra dalle fauci. Un drago, e tutti noi che sappiamo preghiamo ogni giorno che non si accorga che Timing è ad appena pochi battiti d'ala dalla sua tana.


Nel frattempo, da qualche parte nella regione a nord...

– Ah, che bella vita! – bofonchiò l'ex archeologo Safrein, spaparanzato comodamente sulla sua amaca all'interno della grotta rinfrescata mentre si dondolava sopra il suo tesoro. Gli altri suoi compagni disertori se la passavano altrettanto bene: c'era chi dormiva beato, chi si preparava una bibita fresca grazie a una delle meraviglie degli antenati che avevano rinvenuto nelle rovine della grande città non molto distante da lì, chi si rilassava di fronte a uno dei proiettori più piccoli, chi contava le monete antiche che all'occorrenza avrebbero potuto scambiare con del cibo o con qualsiasi altra cosa fosse necessaria e non fosse possibile procurarsi con gli artefatti magici rinvenuti nella grande città. Il che era davvero poco: gli antenati, sia lode a loro, avevano provveduto inconsapevolmente a fornirli di tutto ciò che potevano desiderare.
Eh sì, mettersi in proprio era stata davvero una grande idea. Niente più ore passate sotto al sole a spolverare dalla sabbia il vecchio vasellame, niente più ottusi burocrati che svalutavano sempre i reperti riportati dall'esplorazione, niente più superiori incontentabili e paghe da miseria.
Quella vita d'inferno era finita. Benvenuta nuova, paradisiaca esistenza del dolce far niente!
Messe così le cose, si capiva come mai fosse stato così facile convincere la squadra che era stata mandata a cercarli, e poi la squadra mandata a cercare la squadra mandata a cercarli, a unirsi a loro. Solo che, a quel punto, avevano dovuto prendere delle contromisure per evitare che la grotta rinfrescata diventasse un po' troppo affollata. Era stata di Madeleine l'idea.
Tra le rovine, oltre ai proiettori piccoli con le loro divertenti storie olografiche che tanto sollazzavano Safrein e i suoi annoiati compagni, ne avevano trovato uno di dimensioni colossali. All'inizio lo avevano lasciato dove si trovava, in una delle piazze più grandi della grande città. Era troppo pesante da spostare per i pochi che per primi avevano dato avvio a quella ribellione pacifica, e non ne vedevano l'utilità, dato che le versioni in miniatura assolvevano allo stesso compito in modo molto più agevole.
Ma quando la caverna rinfrescata aveva cominciato ad affollarsi, sotto la direzione di Madeleine, avevano fatto tutti assieme uno sforzo per trascinare il grande proiettore all'ingresso della loro nuova dimora, che da quel momento era stata ribattezzata "La Tana del Drago del Deserto".
Safrein sospirò e si rigirò nell'amaca all'ennesimo ruggito e crepitio di fiamma che giungeva a tutto volume dall'ingresso. D'altra parte, avere giorno e notte attivo quel rumoroso programma olografico era un piccolo prezzo da pagare per proteggere il loro segreto.

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