giovedì 7 luglio 2022

Nel mezzo di Tempesta


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Foto di Johannes Plenio da Pexels


– Prova a immaginarlo. Io, l'energumeno con il fucile a impulsi di nome Handel, l'energumeno, non il fucile, e l'inquietante Arturiano che sta di guardia alla porta, che non devi guardare negli occhi e nemmeno chiamare se non vuoi che ti squarti in meno di un decimo di secondo. Sono veloci, gli Arturiani – protesa sopra il suo interlocutore, Cinde sbirciò in tralice Mod, l'Arturiano, che alzava gli occhi da rettile al soffitto decorato da fregi intagliati nel legno verdastro e drappi di muschio. – Noi tre, in una navetta di classe Galacto 4, poco più grande della tua regale camera da letto, signorino.
L'esile Adhariano strinse ancora di più con le dita tentacolari il velo che pendeva dal soffitto e che usava per coprirsi. Oltre alle dita, solo il volto triangolare dai grandi occhi e orecchie spalancati, tre degli uni e delle altre per la precisione, era visibile al di fuori del velo.
– Piccola, veloce e manovrabile, ma non un granché quando si tratta di scudi e armamenti. Hai mai sentito parlare del pianeta Tempesta?
L'Adhariano trillò il suo diniego dalla bocca tubolare al centro del volto.
– Beh, è enorme – proseguì Cinde. – Sarebbe potuto essere una stella, da quanto è grande. Sfortunatamente non ha al suo interno abbastanza materia da innescare una reazione, capisci? È cavo. Tutto bucherellato come se fosse stato trivellato da un fucile a impulsi, ma le gallerie non sono dritte, curvano e tornano indietro e sono avvolte l'una nell'altra in un labirinto infernale, e quando meno te lo aspetti, zac, ti ritrovi in un vicolo cieco. E non è quello il problema principale.
Handel si schiarì la gola, e quando Cinde si girò, vide che l'uomo teneva d'occhio l'esterno del palazzo reale da una di quelle fessure che sul pianeta Adharia passavano per finestre. Handel le fece segno di tagliare corto. Ma qualunque fosse il motivo che lo induceva a metterle fretta, Cinde era certa che potesse aspettare. Non si poteva rovinare una bella storia solo perché non c'era il tempo di raccontarla bene.
– Il problema del pianeta Tempesta sono, appunto, le tempeste. Ma non tempeste comuni, oh no. Tempesta non ha un'atmosfera. Non ha nemmeno acqua. Tempesta ha solo terra, roccia, metallo, granito, diamante... nomina una sostanza solida e dura e Tempesta ce l'ha. È di quelle sostanze che sono fatte le tempeste, dentro al pianeta Tempesta. Tonnellate di roccia che ti piovono addosso, si sollevano, sciamano da ogni parte. L'intero pianeta che trema e si sfalda e si riforma attorno a te, cambiando i percorsi delle gallerie, intrappolandoti a volte. Altrove lo chiameresti terremoto, ma quella è una parola che non rende l'idea. Con i terremoti la terra trema sotto i tuoi piedi, non sopra e sotto e tutto attorno. Quindi, ricapitolando: prova a immaginare noi tre, in una navetta di classe Galacto 4, scudi scarsi, armi esaurite, inseguiti da una squadriglia d'assalto del Collettivo delle Macchine. Riesci a immaginare quanto fegato ci voglia a infilarsi in una delle gallerie del pianeta Tempesta proprio mentre è in corso una delle frequenti tempeste tipiche di quel pianeta? – Nel dirlo, Cinde avvicinò il proprio volto a quello dell'Adhariano e si augurò che il traduttore che vedeva infilato nelle orecchie del principe riuscisse a rendere la sfumatura minacciosa nella sua voce. Arricciò il naso all'odore di pesce marcio del suo regale ascoltatore, ma non si tirò indietro finché non vide l'Adhariano compiere il classico gesto di assenso del suo popolo, il ripiegarsi dei tre angoli del volto verso la bocca al centro, per poi tornare ad aprirsi.
A quel punto Handel ripeté più volte, con le mani e con un'espressione eloquente, il messaggio di tagliare corto, e Cinde dovette rassegnarsi. Si erse sul piccolo Adhariano, che non era pericoloso di per sé, ed era pure piuttosto tremebondo se preso da solo, ma aveva la sventura di essere al comando di una delle razze dagli esponenti più numerosi, viscosi e fastidiosi dell'intero universo, ed era proprio per quel motivo che Cinde aveva scelto di atterrare su Adharia. Era proprio ciò che le serviva contro l'inseguitore più persistente che le fosse mai capitato di doversi scollare di dosso.
– Non ho tutto il tempo che vorrei per raccontarti degli schianti tra meteoriti di quarzo e bolidi di agglomerati ferrosi, e dei frammenti taglienti come vetro che abbiamo dovuto schivare zigzagando, e dei lampi accecanti quando una parete di zolfo esplodeva sopra di noi, e delle gallerie che si stringevano alle nostre spalle schiacciando una nave dopo l'altra della squadriglia d'assalto. Sappi solo che noi siamo qui, e loro no. E che se nei prossimi quattro frais non farai esattamente quello che ti dico, noi ti porteremo su Tempesta, e ti lasceremo nel bel mezzo del pianeta su una navetta di classe Galacto 4, con tanti auguri per il tuo tentativo di ritorno a casa.

– ...e ora possiamo aggiungere "ricattare un principe Adhariano" alla lista delle nostre imprese – constatò Handel, mentre la loro nave si allontanava incolume dal pianeta e quella del loro inseguitore invece ci rimaneva incollata.
– Non che si debba andarne fieri – replicò Mod, contrario al piano fin dall'inizio, ma purtroppo per lui, in minoranza. – E riguardo a ciò che è accaduto a Tempesta, e alla natura stessa del pianeta, Cinde è stata alquanto imprecisa.
Cinde, seduta in postazione di comando, si rilassò e fece spallucce. – Mod, andiamo, dimentichi che io c'ero. E sono assolutamente sicura di avere dato una descrizione approssimativamente precisa ed esauriente di ciò che è il pianeta Tempesta in senso metaforico, e che i fatti si siano svolti più o meno quasi all'incirca su per giù come io li ho raccontati.

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