sabato 8 dicembre 2018

Dagherrotipo/Dagherrotipia

Parola doppia oggi! A dire il vero, la mia scelta era ricaduta sulla prima, ma dato che la sua definizione non spiega esattamente di cosa si tratta, e in cosa è diversa da una fotografia... ho deciso di metterle entrambe.

Dagherrotipo [da-gher-rò-ti-po] s.m. 1. Apparecchio per dagherrotipia. 2. estens. Immagine con esso ottenuta.

Dagherrotipia [da-gher-ro-ti-pì-a] s.m. 1. Sistema di ripresa in uso nei primi tempi della fotografia, basato sull'uso di una piastra di rame ricoperta di ioduro d'argento che, esposta a vapori di mercurio, si trasforma in positivo.

NMA.0052743_02, di Nordiska museet, licenza Creative Commons BY 2.0. Immagine ritagliata e modificata con l'aggiunta di scritte.


L'esistenza di un dagherrotipo in una storia già basta a piazzare la vicenda in un determinato contesto e, in alcuni casi, in una determinata epoca (o da lì in avanti, mai prima... a meno che la storia non riguardi i viaggi nel tempo). Dal momento che ho personaggi che le epoche le attraversano... ho pensato di rendere il dagherrotipo una parte significativa di questo brano, e non solo un oggetto di contorno.


– Voglio che tu veda una cosa.
Dimitri mi piazzò in mano un astuccio rivestito in pelle color porpora. Sembrava un libriccino, con la copertina decorata da glifi floreali in rilievo lungo i bordi e al centro. Dove avrebbe dovuto trovarsi la rilegatura, c'era una cerniera d'ottone.
Rivolsi gli occhi all'uomo che mi aveva stregato. Non era estraneo ai misteri, ma in quel caso mi sembrò che ci fosse un indizio che avrei dovuto cogliere, e che invece mi sfuggiva. – Che cos'è?
– Aprilo – rispose lui con un cenno.
Lo feci.
Il lato di sinistra era foderato di velluto decorato in modo simile all'esterno. A destra, invece, racchiuso in un ovale dorato, splendeva la lastra di rame di un dagherrotipo che mi parve molto antico. Il lato inferiore era in parte rovinato, ma ancora era possibile riconoscere l'immagine di un uomo con accanto una giovane donna. E l'uomo era identico a quello che avevo di fronte.
– Che cosa significa? – gli chiesi. Che oggetto bizzarro. La dagherrotipia era un'arte superata, stentavo a credere che si fosse dato tanta pena per farsi scattare un'immagine così particolare. E chi era la donna accanto a lui? Questa, però, era una domanda che preferivo non porgli.
Dimitri mi rivolse un mezzo sorriso. – Ti stai chiedendo se sono davvero io quello nel ritratto, non è così?
Non mi era passato per la testa che non lo fosse. Certo, un parente dalla somiglianza impressionante era una spiegazione plausibile per l'esistenza di quella foto, e mi liberava da ogni forma di gelosia. Ma Dimitri distrusse subito quel momentaneo sollievo. – Ti posso confermare che sono io, senza ombra di dubbio. E vuoi sapere a che anno risale la lastra?
Esitai. Stavo cominciando a immaginare dove voleva arrivare con quel ritratto. Che cosa voleva che io vedessi.
– L'anno è il 1852.
Quando Dimitri lo pronunciò, io non riuscii a dire una parola. Il dagherrotipo tra le mie mani era la prova che lui aveva più di cento anni. Una parte di me stentava a crederci.
Per l'altra, finalmente era tutto chiaro.

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