sabato 29 dicembre 2018

Greppia

A volte l'ispirazione arriva dai luoghi più inaspettati. Che tu ci creda o no, la parola di oggi non l'ho trovata tra le pagine di un dizionario, ma su un'insegna che ho incrociato lungo la strada.

Greppia [grép-pia] s.f. 1. Rastrelliera dove si mette fieno o paglia, posta sopra la mangiatoia degli animali; per estensione, la mangiatoia stessa. 2. fig. Impiego, carica pubblica che procurano un guadagno facile e sicuro.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non è stato facile trovare un'immagine di sfondo che non rappresentasse un presepe, così come non è stato facile immaginare qualcosa di diverso dal classico racconto di Natale, soprattutto in questo periodo. Per cambiare, ho pensato a una greppia rovesciata, e da lì ho allargato il campo per "osservare" cosa la circondava.


L'ultima cosa che mi aspettavo di trovare in quel luogo di morte era la vita.
Era passato un mese da quando mi ero unita ai mercenari noti col nome di "Bastioni Rossi", e non era raro che qualche ricco possidente ci mandasse a controllare una delle fattorie da cui non riceveva più notizie. Gli assalti dei demoni si erano fatti più frequenti, e più violenti, negli ultimi tempi; perciò, il ritardo nella consegna di una decima era spesso il segnale che la fattoria era perduta.
Il nostro lavoro non era una greppia. Non avevamo la vita facile di un contabile di città, vivevamo all'aperto, nelle terre-senza-mura, e in più occasioni avevamo combattuto per difendere dai banditi la carovana che ci aveva ingaggiato come scorta. Ma la ricognizione alle fattorie era qualcosa di diverso: la maggior parte delle volte, quando arrivavamo noi, era già tardi. Non restava altro da fare che constatare la situazione e riferirla al committente.
Non immaginavo nulla di diverso quando vidi i resti anneriti della casa e le spighe piegate sotto il peso di chicchi secchi e putridi. Non era l'opera di comuni banditi.
– Sta' indietro, Senzaferro – mi raccomandò Novedita.
Sapevano della mia allergia ai metalli. Ma avevo preferito non rivelare quanto velocemente guarivano le mie ferite, perciò mi trattavano come una ragazzina qualunque. Ero solo uno scudiero, ma col tempo, avrei dimostrato loro il mio valore.
– Può essere che ce ne sia rimasto uno – commentò il Guercio. Lui ci sperava sempre.
La taglia per un demone vivo da consegnare agli alchimisti era esorbitante. La possibilità di riscuoterla, pressoché impossibile.
Rimasi con il Bianco nei pressi della stalla. Fu allora che lo sentii. Un rumore, come un debole raschiare. Proveniva da una pesante greppia rovesciata e ricoperta dalle assi di una parete sfasciata. La indicai al Bianco.
Armi alla mano, con cautela, la liberammo dai detriti. Quello che trovammo non era un demone pronto a ucciderci, bensì un bambino di cinque o sei anni. Un sopravvissuto.

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