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Non avevo troppa voglia di uscire dalla mia casa confortevole in quel pomeriggio freddo. E avevo la scusa perfetta per non muovermi. Ma avevo raccolto le scarse forze ed ero andata.
Non avrei potuto fare scelta migliore.
Mentre le note potenti risuonavano nello stretto abitacolo, mi sembrava di poter assaporare di nuovo il calore del tè che scorreva nella mia gola assetata, e la morbida dolcezza di una torta glassata al cioccolato fondente. Negli occhi assonnati si rincorrevano i numeri estratti in una divertente tombola, le grida ripetute per chi non capiva erano musica allegra che si mescolava nel ricordo recente al concerto solenne di una bravissima flautista e intonata cantante, e le mie labbra silenti cantavano con lei "Holy Night", il mio preferito tra i canti natalizi. E le tranquille chiacchiere tra i premi variegati di una lotteria stravagante, con ragazzini entusiasti che correvano qua e là per pescare i biglietti arrotolati e presentare pacchetti infiocchettati e cesti golosi messi in premio.
Non lo avrei mai immaginato. La musica lenta della radio crepitante sfumava al termine della canzone significativa, in una tale sincronia con la mia anima appagata da risultare incredibile. La strada buia si accendeva ancora di bizzarri alberi fioriti di luci scintillanti nel pieno del rigido inverno.
Non volevo uscire, e per un buon motivo. Ma lo avevo fatto comunque, e sulla via diritta di un rapido ritorno, ero felice. Chi lo avrebbe detto che mentre stavo male sarei stata così bene?
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