sabato 24 settembre 2022

Vaio

Vaio [và-io] agg. (pl.m. vai) tosc. 1. Di colore scuro, quasi nero, detto in particolare di frutti maturi. 2. Macchiettato di nero, in particolare con riferimento al mantello del cavallo.

Etimologia: dal latino varius, "chiazzato, maculato", ma secondo altri deriverebbe dal greco phaios, che vuol dire "bigio, nericcio".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Ron Lach da Pexels


Macchie scure chiazzavano la strada di fronte ai suoi occhi. Una lunga linea nera la divideva in due.
Nina respirò profondamente, ignorando il dolore al petto dove l'abbraccio della cintura l'aveva quasi stritolata nella sua morsa. Girò la testa a fatica e le macchie seguirono il suo sguardo.
Allora non era il cemento a essere vaio, né la superficie del vetro incrinato dal lampione che aveva fermato la loro corsa, bensì i suoi stessi occhi. Nina batté le palpebre più volte, cercando di cacciare via le macchie, ma invano. Era come se un foglio trasparente, su cui era stato lasciato gocciolare dell'inchiostro, si fosse interposto tra lei e il mondo.
Al suo fianco, il guidatore era morto. Lo era ancor prima dell'impatto, se ciò da cui aveva cercato di proteggerla era reale. Nina rabbrividì nel vedere la polvere gialla che si depositava sul poggiatesta, sui capelli, sui baffi e sulle spalle dell'uomo. Palpitava e turbinava come se fosse stata viva.
Con un moto di terrore Nina tentò freneticamente di sganciare la cintura, ma il gancio si era incurvato e non riuscì a smuoverlo. Allargò la fascia trasversale della cintura e riuscì a farla passare sopra la testa.
L'uomo morto ebbe un fremito, poi girò di scatto la testa. Nina si rattrappì contro la portiera fracassata.
Quella cosa la fissò con occhi completamente neri, granulosi, che le ricordarono stranamente un cestino di splendide more vaie, dolcissime, che sua madre le aveva portato dal laboratorio in cui lavorava.
– È una varietà antica – le aveva detto. – Ricreata dai resti in uno scavo archeologico. Nessuno la assaggia più da migliaia di anni.
Quello che la stava fissando, pensò Nina, era anche più antico. La polvere gialla non era sua madre, ma aveva assorbito i suoi ricordi, ed era tutto ciò che le restava.
Nina si arrese a lei, le tese le mani, e smise di avere paura.

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