giovedì 1 settembre 2022

Viaggio in Europa


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Foto di Pixabay da Pexels


Era una notte troppo bella per restare in casa, una notte di stelle, di grilli e di lucciole. La ragazza dagli occhi d'argento sedeva su una panchina in giardino, la testa all'insù, tra pianeti e costellazioni. Nel buio bubolavano i gufi, ma lei non li stava a sentire. Pensava.
Pensava alla luna d'argento, quasi piena quella notte. Pensava a Giove e alle sue lune, i cui nomi avevano storie da raccontare, miti di Dei e di persone mai esistite. Pensava ai luoghi da cui quelle storie venivano.
L'Europa era più lontana che mai in quegli anni, per metà trincerata dietro un muro. Le ragazze... non quelle come lei, le altre, le ragazze umane, fantasticavano di viaggiare nel vecchio continente, di assorbire la sua bellezza, e magari di innamorarsi di un affascinante europeo. Sognavano di scappare in Francia, in Italia, in Grecia, in Spagna, e perfino nell'amata-odiata padrona di un tempo, la terra che aveva l'altisonante nome di Gran Bretagna. Nessuna di quelle ragazze però si sarebbe mai sognata di oltrepassare quel confine invisibile che separava le nazioni civili e libere da quelle schiave dell'attuale, pericoloso nemico. Lei, invece, era consapevole che doveva farlo.
Anche se tutti erano concordi che quelli erano luoghi che nessuno avrebbe voluto visitare, e ancor meno soggiornarvi. Se le antiche mappe dichiaravano delle terre pericolose e inesplorate "qui ci sono i leoni", quelle nuove sembravano etichettare zone totalmente diverse con la scritta "qui ci sono i comunisti". Come a dire, tenetevi alla larga.
La ragazza dagli occhi d'argento la sentì arrivare ancor prima di udire i suoi passi fruscianti sull'erba. Anche immersa nei propri pensieri, anche quando non era in consapevole ascolto delle loro menti, sapeva esattamente dove si trovava ogni abitante della casa. E la riunione era finita da un pezzo.
– Oggi sono arrivati altri due residenti – osservò l'ambasciatrice Christel sedendo al fianco della ragazza sulla panchina. Identici occhi d'argento, solo più antichi. – Stiamo diventando troppi. Rischiamo di attirare l'attenzione dei nativi, tutti in un unico luogo.
La ragazza dagli occhi d'argento si voltò a fissarla. La stai prendendo parecchio alla larga, mamma, fu il suo pensiero, che giunse nitido come se lo avesse pronunciato alla mente dell'altra.
Christel sorrise. – Inoltre, abbiamo bisogno di occhi e mani dall'altro lato della cortina. Non è facile reperire notizie e intervenire con prontezza, da qui.
La ragazza annuì. Qualche mese prima era sfuggito loro l'arrivo di un estraneo, non ostile, ma comunque pericoloso se lasciato a vagare da solo sulla Terra. I nativi erano quasi riusciti a mettere le mani su di lui prima che una squadra mandata dall'Ambasciata lo trovasse e lo portasse tra loro, al sicuro. L'incidente non doveva ripetersi.
– So che sei pronta – mormorò ancora Christel. – Scegli tu chi portare. Ti seguiranno, è nel nostro sangue.
Chissà che ne avrebbero detto gli americani. Nella terra della democrazia e della libertà, non c'era mai stata nessuna elezione per decidere chi avrebbe dovuto porsi al comando della prima Ambasciata Aliena sulla Terra. E lo stesso sarebbe accaduto per la seconda, in terra d'Europa. La ragazza annuì. Aveva già diversi nomi nel suo carnet, compagni di squadra con cui aveva affrontato diverse missioni di recupero e un paio di annientamenti di invasori, le sue prime prove di comando.
– Avevo la tua età, o anche meno, quando ho salvato un mondo – considerò quasi tra sé Christel.
La ragazza roteò gli occhi d'argento. Aveva già sentito innumerevoli volte quella storia. Come le Prime si erano unite per scongiurare l'invasione di Earanphies, la perduta patria che forse lei non avrebbe mai visto. Era un mondo lontano, troppo per un salto nel nonspazio.
L'Europa invece, anche se sembrava così misteriosa e lontana per una ragazza nata in America, per lei era ad appena due secondi di distanza da lì.
La ragazza dagli occhi d'argento si alzò. – Vado a dare la notizia agli altri. E domani... – Per un attimo, solo per un attimo, la sua espressione solenne si fece più allegra, le guance si imporporarono nella frizzante notte estiva, e gli occhi le brillarono di gioia. – ...devo dirlo a tutte le mie amiche, mia madre finalmente mi lascia andare in vacanza in Europa, era ora, saranno così invidiose! Peccato solo che non ci rivedremo per tanto, tanto tempo. Oh, beh. È solo un piccolo sacrificio, no? Qualche mese e poi torno, con tante, tante cose da raccontare!
La ragazza dagli occhi d'argento tornò seria. Sapeva che organizzare e dirigere un'ambasciata non sarebbe stata una vacanza. Sarebbero passati anni prima di poter abbandonare il suo posto anche solo per qualche giorno. Le altre ragazze, quelle umane, l'avrebbero attesa per qualche mese, poi l'avrebbero dimenticata. E a quelle che non lo avrebbero fatto, bastava dire che si era innamorata di un europeo e se l'era sposato. In fondo, quella era la favola che tutte volevano sentire.
La ragazza si allontanò sotto le stelle di qualche passo tra lucciole e grilli, poi si voltò. – Non mi hai detto dove.
Un sorriso misterioso si distese sulle labbra dell'ambasciatrice. – C'è una terra di storie e leggende, dove la verità, se intravista, verrà distorta in un mito, e uno straniero bizzarro può suscitare dicerie, ma verrà lasciato in pace. La chiamano... Transilvania.
La ragazza dagli occhi d'argento annuì. Ne aveva sentito parlare, e aveva letto un libro. Di sicuro, tra tutte le creature che la superstizione poneva in quei luoghi, nessuno sarebbe mai andato a pensare che vi si nascondessero gli alieni.

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