lunedì 24 maggio 2021

Al lavoro, in ufficio!

Avevo annunciato che lo avrei fatto, anzi, era in programma già la settimana scorsa e poi l'ho rimandato... ma ora eccoci qua. Un giro tra uffici grandi o piccoli all'interno delle storie, e lo so che potrebbe sembrare una meta non così entusiasmante, eppure sono certa che questa tappa può riservare qualche sorpresa e anche un po' di divertimento.



Immagine liberamente disponibile su 
Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Cadeau Maestro da Pexels


Al sentire la parola "ufficio" la prima immagine che potrebbe venire in mente è quella di un ambiente asettico, grigio, uniforme, composto da stretti cubicoli tutti uguali in cui l'individualità degli occupanti si perde in una serie di compiti ripetitivi che spengono ogni slancio creativo, fino a condurre alla stessa apatia che colpisce Bartleby lo scrivano nel racconto di Herman Melville. Spesso in questo immaginario posto di lavoro c'è una differenza abissale tra gli uffici angusti e con mobili economici degli impiegati alla base della catena di comando, e i meravigliosi, ampi, e riccamente ammobiliati uffici singoli dei direttori, che si trovano in un piano più alto tanto più sono ascesi nella gerarchia della loro impresa, e qui è facile che venga in mente il Megadirettore Galattico di Fantozzi.
Passando dalle caratteristiche del luogo in senso stretto a quelle dei colleghi, quando l'ambiente di lavoro degli impiegati promuove la competitività e le rivalità è facile che anche una persona integerrima possa cedere alla tentazione di compiere azioni poco etiche pur di favorire la propria carriera, e questa è la storia della telefonista di Tutta la vita davanti; alla fine qualcuno, come capita nel film Wall Street, cerca di rimediare tornando sui propri passi e denunciando i complici ancor più avidi di lui, ma in altri casi, specialmente se si trovano in un film d'azione come The Accountant, i protagonisti risolvono la situazione con la fuga e le pistole.
A proposito di sparare: nelle storie l'ambiente anonimo ed estraniante dell'ufficio, quando non conduce all'apatia, può portare al pensiero folle di eliminare i colleghi o il proprio capo. Ma trattandosi appunto di storie inventate, i protagonisti potrebbero tentare davvero di mettere in pratica l'idea con risultati tanto catastrofici da risultare esilaranti, che è ciò che si vede nel film Come ammazzare il capo… e vivere felici; oppure, nel migliore dei casi, capita di passare di colpo da aspirante carnefice a eroe della situazione, ciò che accade a Un uomo qualunque.
Un caso a parte riguarda gli uffici di riviste che si occupano di moda, in cui soprattutto le donne che vi lavorano vengono spinte a conformarsi allo standard di eleganza e bellezza che la rivista stessa promuove, e se da un lato c'è la segretaria personale della dispotica direttrice in Il diavolo veste Prada che inizialmente cede perdendo se stessa, dall'altro c'è la protagonista della serie Ugly Betty che di fronte alle angherie e alle difficoltà dell'inserirsi come "diversa" in un tale ambiente matura e diviene più capace di affermare sé stessa e seguire i suoi sogni. Ma la questione del mobbing in ufficio non è un caso isolato relativo all'ambiente delle riviste di moda: lo si vede affrontato, con le sue conseguenze, in modo realistico e drammatico nella multinazionale di Mi piace lavorare (Mobbing), e in modo più leggero e ironico nel posto fisso in pubblica amministrazione del film di Checco Zalone Quo vado?.
Ovviamente, nella vita reale come nelle storie, ci sono eccezioni a questi tipi di ufficio. Ci sono ambienti come quello visto nel film Lo stagista inaspettato, creati apposta per stimolare idee originali e innovative. E ce ne sono altri, come quello della serie The Office, che pur rispecchiando lo stereotipo del normale ufficio si rivelano ambienti in cui prevale la goliardia e in cui si intrecciano storie d'amore tra colleghi. E a proposito di questo ultimo tipo, una menzione speciale va a Camera Cafè, serie di brevissimi sketch comici che mostrano le dinamiche tra il personale di un'azienda dall'unico punto di vista della macchinetta del caffè, senza mai rivelare come sono effettivamente strutturati gli uffici.
Il mio giro turistico degli uffici nelle storie si conclude qui, ma resta nei paraggi, perché giovedì ti inviterò a sederti alla scrivania di uno dei miei personaggi.

Nessun commento:

Posta un commento