lunedì 3 maggio 2021

Nel ventre della terra

Ormai posso dire di aver terminato il viaggio tra i luoghi all'aperto creati dalla natura; ma prima di passare in rassegna le ambientazioni all'interno di edifici costruiti dall'uomo, mi sembrava il caso di esplorare anche una zona "di transizione" rappresentata dalle caverne, dalle gallerie del sottosuolo e dalle miniere. Che sono sì per la maggior parte formazioni naturali, ma che già offrono l'idea di spazi ristretti racchiusi tra pareti e soffitti (di roccia).


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Jeremy Bishop da Pexels


Ho già scritto qualcosa riguardo al sottosuolo quando ho parlato della montagna, ma questa ambientazione ha caratteristiche così peculiari che vale la pena di darle uno spazio a sé stante. Le caverne evocano fin da subito due elementi fonte di paura: il buio e un ambiente ristretto, claustrofobico. Non a caso molte storie sulle esplorazioni delle grotte da parte di speleologi trasmettono un senso di tensione, quando addirittura non sfociano nell'horror. Tra i tanti mi sento di citare il film The Descent - Discesa nelle tenebre, forse il migliore del suo genere, e Sanctum 3D, che unisce ai due già citati un terzo elemento fonte di problemi, ovvero l'allagamento di una parte del complesso di caverne, e si concentra sulla psicologia dei personaggi intrappolati messi a dura prova.
Allontanandoci da situazioni realistiche, le paure da affrontare nelle storie ambientate nel sottosuolo si moltiplicano. Non è da dimenticare che tradizionalmente l'inferno viene rappresentato sotto terra, e dunque a spingersi troppo in basso, ma anche a scavare troppo in profondità, si corre il rischio di finire in un girone infernale o di risvegliare un antico male. Ne sono esempi il film Il nascondiglio del diavolo - The Cave, come le già citate Miniere di Moria del romanzo Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello scritto da Tolkien. Lo stereotipo di male collegato al sottosuolo e bene connesso al cielo o alla superficie/aria aperta è così potente che è possibile ritrovarla persino nelle due fazioni in cui H. G. Wells divide l'umanità del futuro nel suo romanzo La macchina del tempo, rispettivamente i mostruosi cannibali Morlock, che abitano il sottosuolo, e i pacifici ma ignoranti Eloi, che vivono in una sorta di giardino dell'Eden in superficie. E a proposito di viaggio nel tempo, questo è un film meno noto ma mi andava di citarlo per l'originalità tra le storie ambientate in una caverna: Time Trap, in cui gli speleologi rimangono intrappolati da un diverso scorrere del tempo, molto più lento all'interno delle grotte, tanto che la parte di attrezzatura e di corde ancorate in superficie si consuma prima che possano risalire. Come se già non fosse abbastanza problematico e rischioso calarsi nelle viscere della terra.
Su una nota più allegra e confortante, non è da dimenticare che, prima di costruire palafitte e capanne, le grotte sono state il rifugio degli uomini primitivi, e anche in seguito hanno conservato la caratteristica di luoghi sacri. Romanzi e film ambientati nella preistoria, come la serie I figli della Terra di Jean M. Auel, ovviamente non possono esimersi dal raccontare la vita di questi primi uomini nelle caverne, così come la narrazione del ritrovamento di pitture rupestri in tempi più recenti, descritta nel film Altamira, dovrà per forza fare riferimento a questa funzione delle grotte per i nostri lontani antenati. Funzione che potrebbe riprendere piede se immaginiamo in una storia eventi catastrofici: oltre ai bunker, più vicini alla realtà storica, in libri e film vengono descritte intere città trasferite sotto terra, come Zion, l'ultima città abitata da uomini liberi nella trilogia di film che inizia con Matrix, o come quella descritta in Ember - Il mistero della città di luce. Quando invece ad abitare sotto la superficie non sono gli ultimi esseri umani scampati a una catastrofe, bensì altre creature ritenute estinte o mai esistite, come nella serie di libri su Artemis Fowl di Eoin Colfer, ecco che ritorna la contrapposizione tra popolo di superficie ignaro e popolo del sottosuolo che, seppure non ha le caratteristiche negative dei Morlock, è impegnato a esercitare il controllo sui primi per mantenere segreta la propria esistenza.
Che sia abitato o meno, quel che è certo è che ciò che si trova in profondità sotto i nostri piedi suscita, oltre a un certo timore di restare intrappolati al buio, anche una sorta di meraviglia, perché è da laggiù che provengono alcune delle risorse su cui facciamo affidamento, così come le pietre e i metalli preziosi, e perché come il fondale del mare resta in gran parte un territorio inesplorato. E allora non resta che immaginare, come nel romanzo Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, ciò che potremmo trovare se fosse possibile spingersi fin là per spirito d'avventura, o per necessità come accade nel film The Core. Oppure, per sdrammatizzare, trovarci a sorridere per una fuga precipitosa a bordo di carrelli sui binari di una miniera, come quella che ha per protagonisti un famoso archeologo e i suoi compagni nel film Indiana Jones e il Tempio Maledetto, perché non è scontato che tunnel labirintici e oscuri debbano per forza essere un affare serio e spaventoso. Almeno in una storia.
Bene, con questa rassegna cinematografica e letteraria mi fermo qui, e tra qualche giorno mi cimenterò anch'io in un racconto ambientato tra pareti di roccia, sottoterra. Ci vediamo lì!

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