sabato 22 ottobre 2022

Aura

Aura [àu-ra] s.f. 1. lett. Vento lieve, brezza; estens. aria. 2. fig. Atmosfera, suggestione; anche alone di quasi sacralità. 3. med. Insieme di sintomi che preannunciano una crisi epilettica, isterica o d'emicrania.

Etimologia: dal latino aura, a sua volta proveniente dal greco aúra, entrambi col significato di "soffio di vento, brezza".



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Alexander Krivitskiy da Pexels



La calura era insopportabile quell'anno, perciò quando ero costretta a uscire di casa, impregnavo di potere alcune parole che conoscevo e le liberavo nell'aria, e immancabilmente, nel giro di qualche minuto, si levava un'aura gentile che accompagnava ogni mio passo, più fresca di una comune brezza in quella stagione. Qualcuno lo avrebbe definito un incantesimo, ma chi come me conosceva la magia della natura, avrebbe potuto ribattere che quella era una semplice richiesta. O una preghiera, a essere in vena di misticismo.
I giorni si confondevano nella memoria in quel periodo, quando lui non era con me. Ma uno lo ricordo bene, uno spicca indimenticabile al di sopra della nebbia che ha inghiottito gli altri. Percorrevo il vialetto del parco di ritorno a casa, le mani impegnate a reggere le borse della spesa e un refolo fresco che mi sospingeva indietro i capelli, dandomi un po' di refrigerio. Dall'altro cancello, in direzione opposta, procedeva una ragazza dai capelli castano chiaro, con un sacchetto di plastica in cui s'indovinavano le sagome di alcuni libri stretto tra le braccia. Non era la sola persona a venirmi incontro da quel lato del parco, ma la notai in mezzo agli altri per l'aura che la circondava: un bagliore argenteo venato da un potere grezzo, rudimentale, come un quarzo appena portato in superficie dalle profondità della terra. Era uno scudo solido, una protezione mi resi conto nell'avvicinarmi. L'effetto di un incantesimo.
Non avevo mai incontrato qualcuno che sapesse fare ciò che sapevo fare io.
Quando i nostri sguardi si incrociarono lei si bloccò e le sue labbra si schiusero in un'espressione di stupore. Capii così che era visibile ai suoi occhi la richiesta che io avevo fatto all'aria, e che era stata proprio lei a dare vita alla cappa di magia che la attorniava, e non un misterioso benefattore rintanato altrove.
Ci presentammo, impacciate e sorprese. Atena, così volle che la chiamassi, divenne la mia prima apprendista, e la mia prima insegnante.

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