sabato 1 ottobre 2022

Frusto

Frusto [frù-sto] agg. 1. Di abito, logoro, liso, consunto; estens. spossato, stanco. 2. fig. Che non interessa più a nessuno perché troppe volte detto o ascoltato; trito.

Etimologia: dal latino frustum, "pezzetto", dal participio passato del verbo latino frustare, "lacerare, consumare".


Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Tim Mossholder da Pexels


Da bambino vagavo per i boschi della mia collina con addosso un paio di calzoni frusti, troppo grandi per le mie gambette magre e con le ginocchia lacerate in ampi squarci incorniciati da un groviglio di fili. Li avevo sottratti a uno spaventapasseri giù nei campi, pericolosamente vicino ai paesi della valle. Non sapevo nulla, allora, dell'incantesimo che proteggeva la collina e del motivo per cui mia madre e le mie zie non si avventuravano mai così lontano da casa. Due volte al mese una donna saliva l'unica strada che portava a Tana del Diavolo per portarci ogni sorta di genere di prima necessità tra quelli che non potevamo procurarci noi stessi tra i boschi della collina e un piccolo allevamento di galline e capre. Quando arrivava, se ero in casa, io dovevo restarmene nella mia camera, nascosto. Praticamente non incontravo mai nessuno che non fossero mia madre o le mie zie. Non che mi dispiacesse. Non avevo mai sentito il bisogno di contatto umano.
Avrei potuto restarmene tutto il tempo nei boschi con quei calzoni laceri e non mi sarebbe importato.
Ma più crescevo, più quei pantaloni aderivano alle mie gambe, e più le nove donne con cui condividevo Tana del Diavolo bisbigliavano alle mie spalle o mi rimproveravano apertamente.
– Somiglia sempre di più a uno di loro, Maria – diceva Ingrid a mia madre. – Non sa controllarsi, e diventa sempre più forte. Un giorno o l'altro farà del male a qualcuno.
Mia madre scuoteva la testa e le ripeteva di non venirsene fuori con quella storia frusta e che non c'era bisogno di allarmarsi, era tutto sotto controllo.
Era vero che il mio potere era cresciuto con me, ma era altrettanto vero che mia madre e le mie zie erano in grado di fare magie che io nemmeno mi sognavo, perciò non riuscivo a capire che cosa ci fosse di tanto pericoloso nel cambiare aspetto a seconda delle emozioni e in qualche soprammobile che galleggiava in aria se mi sentivo felice.

Nessun commento:

Posta un commento