sabato 29 ottobre 2022

Efferato

Efferato [ef-fe-rà-to] agg. Feroce, crudele, inumano.

Etimologia: dal latino efferatus, participio passato di efferare, "rendere selvaggio, crudele", composto da ex, "da, fuori", e da ferus, "feroce".



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Foto di imustbedead da Pexels


Ripetei il grido d'allarme, intrusi, poi mi girai ad affrontare gli invasori, ma era già troppo tardi. Il primo mi afferrò per i capelli e mi strinse le braccia in una morsa. Il tanfo del suo alito mi stordì quando avvicinò il suo viso al mio, arricciò il naso sopra un ghigno crudele e poi, vicinissimo alle mie orecchie, lanciò un urlo efferato che mi lasciò stordito e inerme. Il secondo ci raggiunse, mi strappò con violenza alle sue mani e mi gettò a terra. Rotolai e sbattei contro uno degli speroni di roccia che si innalzavano come zanne acuminate nella caverna. La ferita alla gamba, mai guarita, faceva male come la prima volta che la mia carne era stata straziata.
La confusione che mi annebbiava la vista era la cosa peggiore. Sentivo i due invasori litigare tra loro con suoni gutturali. Altre urla e tonfi provenivano da un lato della cava, e il loro eco tra il gocciolio continuo mi dava un'idea di dove Sachara, Ahru, e la madre che aveva perso il piccolo stavano lottando contro gli altri sei. Il rumore era assordante, ed ebbi paura che avrebbe richiamato il resto dei clan di invasori che si era diviso per esplorare i cunicoli. Girai all'indietro la testa e li scorsi: no, non erano più sei, ma quattro. Due di loro giacevano a terra, così come la madre, sovrastata dal bruto che l'aveva abbattuta dopo aver subito i suoi morsi e i suoi graffi disperati. L'efferato invasore le stava strappando brandelli di carne, e si tingeva la pelle di rivoli rossi di sangue. Il lezzo di morte, anche da dove mi trovavo, era soffocante, ma non ebbi il tempo di soffermarmi a pensarci, poiché i passi dei due che mi avevano attaccato rimbombavano sempre più vicini.
Quasi non lo sentii, tra il frastuono di urla e di colpi e di passi. Un altro, al mio posto, non lo avrebbe udito. Ma io ero una sentinella, e calpestio dei cacciatori che avevano risposto al mio grido d'allarme e si erano affrettati a rientrare era il suono più dolce del mondo, e significava che non sarei morto quel giorno.

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