giovedì 8 aprile 2021

Morte bianca

Trovare racconti ambientati in montagna nel blog è stato ancora più difficile che trovare quelli di palude. Sono riuscita a rintracciare solo questi brani:

Zagaglia (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/06/zagaglia.html)
Corroborante (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/07/corroborante.html)
Gora (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/05/gora.html)
Vespertino (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/07/vespertino.html)


Nei racconti qui sopra i personaggi si muovono sulle pendici boscose di un monte, oppure in profondità, tra grotte e cunicoli. Volevo qualcosa di diverso per il brano di oggi, più vicino alla sommità del monte, e non avevo intenzione di riutilizzare lo stesso mondo della giungla paludosa della settimana scorsa, ma... Penterra ha così tanta varietà geografica che era un peccato non sfruttarla! Per scrivere questo racconto ho utilizzato, come tappeto sonoro, I suoni della montagna (https://www.youtube.com/watch?v=XwIobVz9_ps) di Audio relax.



Immagine liberamente disponibile su 
Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Flo Maderebner da Pexels


Il vento ci soffiava in faccia, così gelido da tagliare la pelle con le sue lame di ghiaccio, o almeno questa era la mia impressione. Procedevamo a fatica, con gli stivali che affondavano nella neve fresca, che sembrava pronta a inghiottirci come una pozza di candide sabbie mobili. Non parlavamo, un po' per risparmiarci di ingoiare aria ghiacciata, un po' perché con l'ululato di quel vento nelle orecchie, sentire sarebbe stato impossibile. Non vedevo nulla davanti a me, se non un costante bianco turbinio, e il capo della corda legata in vita che si perdeva nel nulla. Avrei quasi potuto pensare di essere solo, non fosse stata per quella corda. Legarci l'uno all'altro era stata l'idea migliore che avevamo avuto da giorni.
Le tute mimetiche, frutto di una tecnologia che le rendeva in grado di adattarsi all'ambiente circostante, ci avrebbero nascosto gli uni agli altri in quella tormenta. Potevano essere disattivate, ma farlo significava rinunciare al mantenimento termico che era parte delle loro funzioni, e nessuno di noi era tanto ansioso di congelare fino al midollo. Era già sufficiente avvertirlo sulla pelle del viso, quel freddo bastardo che con le mille punture dei suoi aghi sottili ti cuciva addosso la brina.
Perciò dovevamo sopportare di essere anonimi in quel candore, pur di assicurarci di poter restare vivi.
Non sapevo da quanto tempo arrancavamo in quel limbo, perche anche il tempo sembrava scomparire di fronte a quell'immensa pagina bianca, e ormai cominciavo a disperare che ne saremmo usciti. Non seguivamo più le tracce del trio di ladri la cui ricerca ci aveva portato fin quassù, perché anche se fossero stati pochi metri avanti a noi, la neve avrebbe subito coperto ogni impronta e cancellato ogni segno della loro esistenza. L'obiettivo di Matt, in testa al gruppo, era solo di condurci fuori dalla tempesta. Quanto a me, dovevo assicurarmi che le ragazze, Leda che mi precedeva e la mutaforma che chiudeva il gruppo, stessero bene. Anche se di quest'ultima non mi preoccupavo più di tanto, e la mia attenzione era quasi esclusivamente rivolta alla corda che mi collegava a Leda. Avevamo dei segnali, un numero diverso di strattoni alla corda per comunicare o segnalarci i problemi, ma fino a quel momento non l'avevo sentita tirare nemmeno una volta. Con mio stupore, mentre lottavo per liberare un piede finito in una buca coperta di neve, avvertii invece i tre strattoni del segnale di pericolo venire da dietro, così forti da rischiare di sbilanciarmi.
Per prima cosa pensai che la mutaforma si fosse sbagliata, confondendo magari un segnale per un altro, perché il bracciale al mio polso che era lo spiacevole "dono" della sua tribù, e che avrebbe dovuto illuminarsi se la mia vita fosse stata in pericolo, non si era appunto illuminato. Lì per lì non avevo pensato che esistevano anche pericoli non immediatamente mortali, e che ci stavamo avvicinando a uno di questi.
Noi non l'avevamo vista, confusa com'era nel paesaggio lattiginoso, ma era chiaro che la mutaforma aveva altri modi di percepire ciò che la circondava. Ma quando scelsi di crederle, dopo quel primo attimo di esitazione, era già troppo tardi. Non feci in tempo a trasmettere il messaggio agli altri, che la bestia ci travolse.

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