giovedì 15 aprile 2021

Una pessima idea

Ho diverse storie ambientate nel deserto, una in particolare che ho sfruttato in maniera ricorrente in questo blog, altre invece di cui ho scritto sporadicamente, e qualche pianeta completamente desertico:

Zenit (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/08/zenit.html)
Uadi (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/01/uadi.html)
Eburneo (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/02/eburneo.html)
Harmattan
(https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/08/harmattan.html)
Inane (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/08/inane.html)
Oro trasparente (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/oro-trasparente.html)
Leggiadro (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/leggiadro.html)
Grondare (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/08/grondare.html)
Ghirba (https://lapiumatramante.blogspot.com/2021/01/ghirba.html)


Ho scelto di continuare con quelli che sono evidentemente i miei personaggi e il mio deserto preferiti, dato che più di metà dei racconti qui sopra appartengono alla loro storia! Mancava giusto l'inizio del loro viaggio, così eccolo qui. Per scriverlo ho utilizzato, come tappeto sonoro, Fox God of the Desert ASMR Ambience (https://www.youtube.com/watch?v=lfS8cwVxSLc) di Miracle Forest.



Immagine liberamente disponibile su 
Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di Taryn Elliott da Pexels


Io seguivo sempre Jashira.
Al villaggio lo sapevano tutti. Lei decideva di fare qualcosa e io l'aiutavo, o almeno le stavo dietro quando non potevo far niente di utile. Era come se fossi il terzo elementale ai suoi ordini, dopo quello del fuoco e quello del ghiaccio venivo io, il suo personale schiavetto tuttofare. Non mi dispiaceva aiutarla, perché nelle giornate buone Jashy sapeva essere divertente, e inotre era nata col dono della magia, una cosa rara soprattutto in un piccolo villaggio dell'entroterra. Certo, che i suoi genitori fossero stati entrambi dei maghi potenti venuti da chissà dove era una spiegazione sufficiente per la magia di Jashy, e per gli elementali e i grimori che aveva ricevuto in eredità, ma restava il fatto che comunque lei era l'unica maga del villaggio, e un mago è sempre meglio averlo come amico che come nemico.
Perciò, quando Jashira mi annunciò che avremmo attraversato a piedi il deserto per partecipare alla Sfida di Timing, io non misi affatto in dubbio il suo piano, né la sua sanità mentale, finché non ci lasciammo alle spalle l'ultima traccia di civiltà e non ci ritrovammo di fronte a un mare di sabbia. Le grandi onde, le dune, sembravano immobili, ma le minuscole tracce ondulate che attraversavano la rena si spostavano a vista d'occhio, sospinte da un vento costante. Un soffio rovente che m'indusse ad allargare il colletto, perché non riuscivo a respirare e cominciavo a inzupparmi di sudore.
– Sei davvero sicura che vuoi fare questa... emh... strada?
Una strada lì non c'era e lo sapevamo tutt'e due. Cortodeserto era la via ufficiale per raggiungere la città-oasi di Timing, e là sì che c'era una strada, ma era molto lontana da dove ci trovavamo noi.
– Holy, sta' tranquillo, non c'è nulla di cui preoccuparsi! – mi rispose lei con la consueta sicurezza che l'animava. – Ho una magibussola, arriveremo in un baleno. Fidati di me.
Guardai lei, poi il deserto che si stendeva a perdita d'occhio, oscurando l'orizzonte con un velo di sabbia sollevato dal vento. Quell'ululato mi risuonava nelle orecchie, ovattandole col suo costante respiro, e io avrei anche voluto fidarmi, ma questa volta l'impresa che Jashy si era impuntata a compiere era tanto più grande di noi. Eravamo solo dei ragazzini, lei non lo voleva ammettere ma io sì, e quella polvere dorata che già si depositava sui miei vestiti mi faceva tanta paura.
Ma Jashy paura non ne aveva, perciò quando si mosse, magibussola alla mano, io le andai dietro, e gli elementali pure, anche se quello del ghiaccio mugghiò in tono disperato trascinando i piedi nella sabbia. Poveretto, lo capivo: lì era decisamente fuori posto. Ma non poteva allontanarsi troppo da Jashy, era legato a lei da un incantesimo, perciò dove andava la maga, lui la seguiva.
Io avrei anche potuto non farlo, ma ormai ero lì. La seguii con gli stivali che affondavano a ogni faticoso dannato passo nella sabbia scricchiolante, lasciandomi dietro una scia di orme che il vento già cominciava a cancellare con sbuffi di sabbia per ricomporre le striature ondulate, come infastidito da noi stranieri che gli eravamo capitati in casa senza invito.
Jashira non mi aveva spiegato come funzionava la magibussola. Non lo faceva mai con le cose magiche, perché tanto io non potevo capire. Ma se ci avesse provato, allora mi sarei reso conto fin da subito di quanto in realtà fosse folle il suo piano. Perché la bussola puntava il suo ago in direzione degli oggetti magici, e se era vero che a Timing ne era stata accumulata una discreta quantità durante i mesi di scavi archeologici, era altrettanto vero che buona parte dei reperti giaceva ancora a varie profondità sotto le dune del deserto che circondava la nostra meta.

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