giovedì 22 aprile 2021

L'ultima sera sulla spiaggia

Una volta scrivevo almeno un racconto all'anno ambientato completamente o in parte sulla spiaggia, di solito proprio quando anch'io mi trovavo in vacanza in prossimità del mare. Quindi non sorprende che negli ultimi due anni questa ambientazione sia sparita anche dal blog. Queste le storie scritte negli anni pre-Covid:

Reminiscenza estiva (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/06/reminiscenza-estiva.html)
Mossiere (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/06/mossiere.html)
Hawaii, 1555 (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/05/hawaii-1555.html)
Difficile ritorno
(https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/09/difficile-ritorno.html)
Rada (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/03/rada.html)
Equoreo (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/05/equoreo.html)


Avevo già in mente una scena con un falò sulla spiaggia, non ne ho mai scritta una, così ho cercato appositamente il tappeto sonoro più adatto e l'ho trovato in Campfire on the Beach with the Sound of Relaxing Ocean Waves and Crackling Burning Firewood (https://www.youtube.com/watch?v=lidaZTgPTaw) di Relaxing Soundzzz.



Immagine liberamente disponibile su 
Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Foto di ROMAN ODINTSOV da Pexels


Quell'estate Silvia non poteva affermare che la consueta vacanza al mare con la famiglia fosse stata banale. Così tanto era successo, e in così pochi giorni, che a volte le girava ancora la testa e si sentiva mancare la terra sotto i piedi quando ci pensava. Il che era praticamente sempre, perché aveva sempre addosso la catenina che lui le aveva regalato, con il pendente a forma di fiore. Impossibile non ricordare il loro ultimo incontro.
Qualche giorno dopo il temporale, il cielo si era rasserenato ed era tornato il caldo estivo, ma ormai le vacanze erano agli sgoccioli. L'ultima sera prima di partire Laura decise di "rapirla" per una serata tra amiche e i genitori di Silvia non fecero obiezioni. Dopotutto, Laura era la migliore della classe, una ragazza modello, che mai sarebbe potuto accadere?
– Manca tanto? – chiese Silvia, dopo una scarpinata sulla spiaggia e poi attraverso una pineta che le era parsa infinita. Se n'erano andate nel tardo pomeriggio, subito dopo un leggero spuntino che Silvia temeva avrebbe costituito tutta la sua cena, e ormai il sole al tramonto aveva tinto d'arancio le poche nubi rimaste, e la luce stava gradualmente scolorando nel crepuscolo.
– No, è qui poco più avanti... ah, guarda! Ecco, ci siamo!
Laura congiunse le mani con un leggero battito, poi subito le separò e indicò oltre gli ultimi alberi, voltandosi indietro con un sorriso. Silvia, che arrancava sul sentiero leggermente in salita per l'ultimo tratto, non poté fare a meno di sorridere del suo entusiasmo.
Poi, quando raggiunse Laura, Silvia la vide. La loro meta.
La sabbia digradava da lì fino alla spiaggia, coprendo l'altro versante della collinetta boscosa che avevano attraversato, e che proteggeva quel tratto di costa da sguardi curiosi. Silvia capì immediatamente perché Laura avesse scelto quel luogo: troppo piccola per attirare le mire di albergatori e campeggi per turisti, troppo lontana dal centro e dalla via dei negozi per essere una meta ambita, la spiaggetta pareva appartenere solo alle onde che vi s'infrangevano allegramente coi loro intensi umidi ruggiti, e a qualche schivo gabbiano. O almeno lo si sarebbe detto in un altro giorno, perché in quel momento un falò scoppiettante era acceso ai piedi della collinetta, al riparo dal vento, e due ragazzi parlottavano tra loro nella penombra crescente. Silvia non fece in tempo a chiedersi se qualcun altro avesse avuto proprio quella sera la stessa idea della sua amica, che Laura attirò la loro attenzione con un grido e una sventolata di mano a cui i due, una ragazza bruna e un giovanotto dai ricci biondi che pareva di qualche anno più vecchio, risposero al saluto e l'accolsero parlando in inglese.
– The others? – chiese Laura, una volta raggiunti i due con Silvia subito dietro, e dalla loro risposta Silvia capì che Laura si aspettava di trovare altre persone, ma che queste erano andate a prendere qualcun altro e sarebbero tornate a breve. A quel punto, Silvia avrebbe voluto chiederle quanti altri sconosciuti avesse invitato alla loro serata tra amiche, ma Laura già si stava prodigando a presentarle i due, Jade e Lambert.
– ...human, ...right? – fu tutto ciò che Silvia riuscì a capire della domanda di quest'ultimo, che tendeva a parlare troppo velocemente per la sua scarsa esperienza di conversazione in inglese sul campo. Sufficiente, comunque, a farle rispondere con un cenno affermativo, e a domandarlo a sua volta.
Sì, erano umani anche loro, fu la risposta, e Silvia non riuscì a fare a meno di chiedersi, soffocando una risata, se questo genere di conversazione non sarebbe diventata la norma, da quel momento in avanti.
– We're friend – aggiunse Jade, sbirciando Laura con un sorriso che fece ingelosire Silvia.
Non aveva mai pensato che Laura potesse avere altri amici in giro per il mondo, ma Laura, quasi come se avesse potuto capire che cosa le passava per la testa, intervenne a spiegare: – Amici dell'Ambasciata.
Ovvero, esseri umani che sapevano, chissà da quanto, quello che lei aveva scoperto da pochi giorni.
Il fruscio del vento tra i rami alle sue spalle, lo sciabordio delle onde e il crepitio del fuoco nell'aria pungente di sale riempirono il silenzio. Rabbrividendo, Silvia accostò le mani alle fiamme che salivano danzanti dal piccolo falò, liberando fumo e scintille.
Capiva perché Laura glieli aveva fatti incontrare. Non era la sola a serbare quel segreto, Silvia ne era consapevole fin da prima, ma vedere con i propri occhi che gli altri custodi esistevano ed erano persone reali era den diverso da una conoscenza astratta. Anche se faticava a seguire la conversazione che era ripresa tra i due ragazzi e Laura, Silvia gliene fu grata.
Alzò gli occhi al cielo. Ormai si era fatto buio e le stelle iniziavano a essere visibili nell'oscurità quando, dalla direzione opposta rispetto a quella da cui erano arrivate lei e Laura, esplose un coro di saluti in inglese e in almeno un'altra lingua, e un gruppetto di sette ragazzi e ragazze di varie età si unì a loro.
Ma certo, ricordò Silvia, quelli dovevano essere gli altri di cui Laura aveva chiesto subito notizie a Lambert e Jade.
Seguì un altro giro di presentazioni e di domande e questa volta, al suo goffo tentativo di informarsi domandando "Human?", non tutti le risposero con un sì.

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