giovedì 29 aprile 2021

Drago in alto mare

Di tutte le situazioni descritte lunedì, ho notato che prediligo mettere su una barca i miei personaggi: sottomarini e città galleggianti o sommerse sono del tutto assenti da queste pagine. Qualche sirena o creatura acquatica ce l'ho, ma non compaiono tra i racconti pubblicati qui, a meno di non considerare anche i mini racconti con disegno di Inktober. Questi i racconti di mare del blog (lo so, uno fa riferimento a una barca su un lago, ma mi sembrava abbastanza simile per luogo e tematiche da inserirlo assieme agli altri):

Pelago (https://lapiumatramante.blogspot.com/2017/02/pelago.html)
Abbrivo (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/01/abbrivo.html)
Solitaria in due (https://lapiumatramante.blogspot.com/2018/06/solitaria-in-due.html)
Noria (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/02/noria.html)
Feluca (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/05/feluca.html)
Personaggio: Talon (https://lapiumatramante.blogspot.com/2019/08/personaggio-talon.html)
Come funziona un libro (https://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/come-funziona-un-libro.html)


Non ho ancora scritto di un viaggio a bordo del classico veliero, perciò ho pensato di rimediare ora usando come tappeto sonoro Historic Ship Deck ASMR Ambience (https://www.youtube.com/watch?v=NFOuygQ2I6I&t=2383s) di Miracle Forest.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non si può dire che imbarcarmi fosse stata una mia scelta. Io odio l'acqua. Non è proprio il mio elemento, ed è un tratto di famiglia, questo.
Eppure, sembrava che avrei dovuto farci l'abitudine.
Era cominciato tutto in una di quelle bische clandestine che sorgevano sul porto. Continuavo a vincere e qualcuno mi aveva accusato di barare, cosa che non era vera perché davvero non è colpa mia se quegli zotici annebbiati dall'alcol non hanno alcuna memoria della sequenza di carte già estratte, né occhi abbastanza buoni da notare i segni dell'usura sui dorsi. Non ce li avevo fatti io, erano già lì alla portata di chiunque si fosse dato la pena di osservare, perciò tecnicamente non si poteva parlare di vantaggio ingiusto, né di imbroglio. Ne era seguita una rissa, io mi ero fatto prendere un po' troppo la mano e mi ero scaldato a tal punto che si era... beh... visto. Il fuoco, intendo.
Nemmeno la mia ascendenza draconica è colpa mia, non ci posso far niente, ma di solito riesco a nasconderla abbastanza bene: a differenza di quelle di mia bisnonna Suré le mie squame, raggruppate a formare chiazze sparse sul corpo, hanno lo stesso colore della pelle. Impossibile trovarle, a meno di non sapere che cosa cercare. Quanto alle lingue di fiamma agli angoli della bocca che non ho saputo trattenere al culmine della scazzottata... quelle gridavano "drago" a voce che più alta non si poteva. O "demonio", come scoprii nelle imprecazioni che più di qualcuno mi rivolse in quel frangente.
E così un tizio più coraggioso o più stupido degli altri mi aveva dato una botta in testa, e al mio risveglio ero nella stiva di una nave, legato e imbavagliato. Non so che cosa gli sia venuto in mente, ma sorte peggiore non potevano trovarla per me.
Oltre una sottile parete d'assi scricchiolanti, sentivo tutta la forza liquida del moto ondoso premere, smaniosa di raggiungermi e affogarmi. Era un canto ipnotico, affascinante e pericoloso quanto quello delle sirene dell'altra terra di cui la bisnonna Suré mi raccontava quand'ero bambino. Sopra di me, le assi sembravano sempre sul punto di cedere sotto i passi dei marinai, e ogni tanto una pioggia di polvere finissima mi ricopriva al passaggio di qualcuno più corpulento della media. Avvertii il grattare di un topo o due tra le botti allineate contro la parete di fondo. Perlomeno non sarei morto di fame, ma avevo concorrenza in quella stiva: un gatto nero, dopo un miagolio amichevole, venne a strusciarsi contro il mio mento, e io avevo le mani troppo occupate da una corda robusta per cacciarlo via. Avrei potuto ridurle facilmente in cenere, vero. Ma non volevo bruciarmi il poco vantaggio che avevo sulla ciurma al piano di sopra. In caso nessuno di loro avesse assistito alla mia piccola dimostrazione alla bisca sarebbero rimasti di stucco, e questa volta non intendevo permettere a qualcuno di sorprendermi alle spalle con un bastone robusto.
Ma non era ancora il momento di scatenare un'altra rissa. Non finché quella trappola infernale si trovava in alto mare, in balia delle odiate onde e di venti capricciosi. Non avrei saputo come farla muovere da solo, e in che direzione andare, perciò quell'equipaggio mi serviva. Attesi paziente che si presentasse la mia occasione, con un gatto fin troppo affettuoso accanto e lo stomaco vuoto che si contorceva tra la fame e la paura di finire sott'acqua accanto ai pesci.

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