giovedì 1 luglio 2021

La prima uscita di Talon

Cercando i brani che riguardano i luoghi di commercio, mi sono resa conto che qui sul blog prevalevano le situazioni di mercato all'aperto con bancarelle, in pieno stile fantasy, o anche in racconti più realistici in caso di mercatini dell'usato. Poche le citazioni di botteghe, completamente assenti i supermercati e i centri commerciali. Ad ogni modo, se vuoi leggere i brani ambientati al mercato (più uno su una bottega del fabbro) che ho scritto per il blog sono questi:


Sentirsi (http://lapiumatramante.blogspot.com/2016/11/sentirsi.html)
Dopo la pioggia (http://lapiumatramante.blogspot.com/2017/12/dopo-la-pioggia.html)
Halle (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/01/halle.html)
Personaggio: Tia Midsummer (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/03/personaggio-tia-midsummer.html)
Homunculus (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/06/homunculus.html)
Personaggio: mutaforma senza nome (http://lapiumatramante.blogspot.com/2019/06/personaggio-mutaforma-senza-nome.html)
La soffitta (http://lapiumatramante.blogspot.com/2020/03/la-soffitta.html)


Come ho scritto mi manca un supermercato, quindi ho cercato apposta un paio di personaggi da mandare a fare la spesa dietro un carrello, e dato che mi piace mettere in difficoltà questi disgraziati (rende il tutto più interessante!), ho pensato che almeno uno dei due dovesse essere un tipetto particolare e un po' fuori posto in una situazione così quotidiana... Per scrivere il racconto ho usato come tappeto sonoro Grocery Store (Supermarket) Ambience Sounds (https://www.youtube.com/watch?v=tojdQqem-5I) di Ambient City.



Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
Photo by Hobi industri from Pexels


Avevo sbagliato a dire a Talon che gli umani del mio mondo non erano cattivi. Le volte precedenti, quand'ero sbarcata per fare rifornimento di viveri e acqua, oltre che per le necessarie riparazioni in seguito ai suoi disastrosi "miglioramenti" apportati senza il mio permesso a Sabrina, la mia barca, Talon se n'era rimasto rintanato in cabina, abbastanza spaventato da non osare nemmeno sbirciare fuori quando qualcuno saliva a bordo per valutare i danni che il gremlin della Terra del Vapore aveva causato. Ovviamente, non dicevo mai che a causarli era stato un gremlin della Terra del Vapore: anche se potevo dimostrare che dicevo il vero, sfidando i suoi artigli ricurvi per trascinare fuori Talon dal suo nascondiglio, non mi andava di esporlo alle sue paure e alla curiosità di un estraneo.
In fondo, almeno un po', più che un ospite indesiderato stavo cominciando a considerarlo un amico.
Perciò, per rassicurarlo, gli avevo detto che gli umani del mio mondo non erano cattivi come quelli del suo, e che non gli avrebbero fatto del male, se lui cercava di apparire amichevole e si impegnava a non smontare nulla. Avevo fatto male, molto male a dirglielo, e lo capii al successivo attracco.
– Voglio venire con te – mi disse Talon, quando scesi sottocoperta a chiedergli se voleva qualcosa di particolare da mangiare. Pur essendo una creatura non umana proveniente da un'altra dimensione, sembrava non avere esigenze diverse da quelle di un normale essere umano in fatto di dieta, perciò la spesa non mi risultava troppo difficile, e la mia di solito era solo una domanda di rito, giusto per cortesia. Quella volta, mi bloccai di fronte alla sua risposta.
– Hai detto che gli umani del tuo mondo non sono cattivi, giusto? Quindi sono come te.
Feci una smorfia. Dal non attaccare a vista un gremlin, cosa che comunque io avevo fatto quando Talon era letteralmente sbucato dal cielo all'improvviso sopra la mia barca, all'accettare senza battere ciglio una strana creatura semiumana, di differenza ne passava. Guardai le sue zampe squamose dalle tre lunghe dita, che ogni volta mi ricordavano quelle di un dinosauro da film, poi le sue grandi ali telate da pipistrello, e infine le sue unghie nere, lunghe e ricurve, alle dita di una mano che per il resto pareva normale.
– D'accordo – gli dissi, non troppo sicura che quell'esperienza non si sarebbe rivelata disastrosa quanto qualunque altra che lo coinvolgeva. – Ma devi vestirti come dico io, non toglierti niente di dosso, non cercare di costruire niente e... seguire qualche semplice regola.
Un'ora dopo, intabarrato in un lungo impermeabile, con stivali troppo grandi ai piedi e le mani ficcate nelle tasche, Talon mi stava appresso, la testa bassa e un cappello calcato fin sotto le orecchie. Si guardava attorno con occhiate smarrite, ancora troppo timoroso delle innocue famigliole di turisti che vagavano tra i corridoi del piccolo supermercato. Che quella paura non l'avesse abbandonato del tutto, nonostante l'atto di coraggio che lo aveva spinto tra la gente, era un buon segno. Almeno ero sicura che Talon non avrebbe trasgredito alle regole che gli avevo fatto quasi imparare a memoria.
Non prendere nulla dagli scaffali o dai carrelli degli altri. Se voleva qualcosa, doveva dirmelo.
Non mangiare nulla, non aprire nessuna confezione, nemmeno ciò che avevamo già sul carrello, finché non fossimo tornati alla barca.
Non parlare con le altre persone, e non allontanarsi troppo da me.
C'era da dire che, se lui fissava la gente che ci oltrepassava spingendo altrove il proprio carrello, la gente fissava lui. Fortunatamente, nonostante fosse estate, la giornata era sufficientemente uggiosa da giustificare il suo abbigliamento. Quello che non avevo considerato era il suo modo di parlare, con un accento in cui si mescolavano varie inflessioni regionali provenienti da zone d'Italia troppo distanti, così che la sua voce suonava come una parodia da parte di qualcuno che non avesse ancora deciso quale dialetto imitare. Io non ci facevo ormai più caso, ma mi resi conto di quanto fosse buffo quando una madre con il pupo nel seggiolino del carrello ci passò accanto, e rise quando lo udì dichiarare: – Non avevo mai visto un umano così piccolo!
Gli diedi una gomitata e roteai gli occhi. Fortuna che una singola frase bizzarra non era sufficiente per far sospettare a quella donna di essersi trovata a tanto così da un gremlin della Terra del Vapore. Proseguimmo tra il brusio dei clienti e il cigolio delle ruote del carrello, con Talon che ogni tanto accennava a un sacchetto di patatine, o a una latta formato famiglia di fagioli, o a una bottiglia di vinaigrette, evidentemente attirato più dalla forma, dai colori e dal materiale della confezione che dal contenuto. A qualcuna delle sue richieste cedevo, ma per le più strane gli spiegavo di che cosa si trattava e perché non ne avevamo bisogno. E ogni volta sospiravo, pensando che a quel ritmo la spesa sarebbe durata in eterno. Tra una sosta e l'altra, tra uno sguardo curioso dato e uno ricevuto, eravamo quasi alle casse quando sopra le nostre teste risuonò un bip elettronico seguito dalla voce dell'annunciatrice, e vidi Talon trasalire e stringersi di più a me. Ma giusto per un istante, perché subito dopo i suoi occhi si accesero di quella luce che mi faceva sempre presagire qualcosa di non troppo bello per la strumentazione della mia barca. E Talon prese a tartassarmi di domande.
– È un'invenzione, vero? Mi spieghi come funziona? La voce esce da là, ma da dove viene? Se mi lasci, solo per poco tempo, volare fino a lassù forse posso trovare un tubo o qualcosa del genere... Dai, Rachele, posso? Posso, dai?
Talon fissava un altoparlante sul soffitto, a testa alta, dimentico di ogni timore, tanto che le ali gli si agitavano sotto all'impermeabile. Per scongiurare il disastro, lo presi sottobraccio e gli sussurrai: – No, non puoi. Ma se fai il bravo, dopo passiamo da una parte e ti prendo un'invenzione che hai il permesso di smontare e rimontare come ti piace, tutte le volte che vuoi.
Ringraziai mentalmente di conoscere l'ubicazione di un robivecchi in quel porto, dove avrei potuto procurarmi per pochi spiccioli qualche vecchio orologio malandato o qualcos'altro contenente ingranaggi sufficienti a tenerlo occupato per qualche giorno. La proposta calmò Talon, che si concesse solo una piccola, innocua trasgressione quando, al momento di passare gli articoli in cassa, rivolse la parola alla cassiera per chiederle con insistenza che cosa stava facendo, e come funzionasse l'invenzione che stava usando; e se la poveretta seppe rispondere alle prime domande, scoprì poi di non riuscire a soddisfare la curiosità di quel cliente dalla parlata bizzarra quando le domandò di spiegargli più a fondo i meccanismi tramite i quali i prezzi venivano letti, stampati sullo scontrino e sommati.
L'espressione di Talon, quando uscimmo, era perplessa. – Come si può usare un'invenzione senza sapere com'è fatta e come funziona? E se si rompe, come farà ad aggiustarla?
Mi venne da ridere. Non avevo mai spiegato al gremlin della Terra del Vapore che quella era la norma nel nostro mondo, e che era per quel motivo che chiamavo sempre persone più esperte di me per aggiustare Sabrina quando lui la rompeva.

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